Sabato pomeriggio, il tempo è bello. Ha fatto un caldo confortante ed è dolce pensare che l’estate stia arrivando. Decidiamo di fare una passeggiata intorno al Lago d’Averno che dalle 18 in poi si anima di colori e profumi che sanno di quel tramonto salmastro che solo le terre lambite dal mare hanno. Lascio l’auto alla fine della strada appena prima di immettersi sul lungo lago e ci incamminiamo verso sinistra. Il gracidare delle rane misto ai versi dei tantissimi uccelli che stazionano presso le sponde del lago ci conducono in un’atmosfera irreale da cui ci si risveglia solo al raro passaggio di qualche auto. Passiamo davanti alla Grotta della Sibilla dove l’Associazione Flegreando sta rappresentando Antrum Immane, una recitazione di brani dell’Eneide con attori in costrume. Giulio Gambardella ci dice che non ci sono posti liberi ma che dopo la rappresentazione ci possiamno incontrare al vigneto storico Mirabella per una di quelle degustazioni che ben conosciamo. Salutiamo l’amico Giulio, che ritroveremo più avanti, e proseguiamo verso il Giardino dell’Orco, un polmone verde, uno spazio dove molte associazioni organizzano eventi per sensibilizzare i cittadini alle bellezze dei Campi Flegrei. Superato il Giardino è la volta dei molti ristoranti sul lago, che terminano all’ingresso della grotta di Cocceio che dal Lago conduce a Cuma attraversando trasversalmente la montagna. La storia della grotta è singolare poichè non è visitabile a causa di precaria staticità e perchè è l’unico luogo dove nidifica l’ultima specie di pipistrello autoctono dei Campi Flegrei. Superata la grotta e il bruttissimo rudere abusivo entriamo nel parco naturale del Lago d’Averno, una striscia di terreno semicircolare che costeggia lo specchio d’acqua. Mentre passeggiamo a pochi centimetri dalla riva ci colpisce l’innaturale silenzio, l’aria fresca e pulita, il profumo delle zagare e dell’erba riscaldata dal sole che ormai sta tramontando.
Passiamo accanto ad un falò ormai spento, frutto della pulizia delle sterpaglie e qualcosa attira la mia attenzione. Proprio al centro della brace c’è un serpentello di circa un metro che si gode il calore del sole trattenuto dalle ceneri ormai spente. Il passaggio dei pedoni e dei tanti jogger non lo turba più di tanto. Sembra morto ma la lingua che a intervalli regolari saggia l’aria mi rassicura sul suo stato di salute. Ci allontaniamo dal nostro simpatico amico e ci dirigiamo verso i resti del Tempio di Apollo dove termina, di fatto, il Parco Naturale. Il Tempio è un edificio termale di forma circolare che all’epoca era grande quanto il Pantheon di Roma. Trovo Emilio Mirabella all’ingresso del suo vigneto che sta ultimando i preparativi per l’arrivo degli ospiti e gli chiedo di poter salire su per le coste fino alla suggestiva vista che attraverso una delle finestre del tempio si affaccia sul lago e che al tramonto è uno spettacolo incomparabile di pace e bellezza. Emilio è felice di accontentarmi e così ci arrampichiamo sui terrazzamenti del cratere tra filari di falanghina e piedirosso che stanno iniziando la fase vegetativa e finiamo col perderci nel fascino della vista. Il tramonto sul lago è di struggente bellezza e vorremmo durasse di più. Scendiamo proprio mentre stanno arrivando i visitatori. Giulio presenta il vigneto ed i Mirabella agli ospiti che si accomodano sulle panche sotto le vecchie piante di fico e limone. Emilio ha preparato per noi tutti un assaggio di salumi e formaggi, pasta con le cicerchie coltivate sui bordi delle coste del vigneto e frittura di alici del golfo di Pozzuoli sale e pepe. Il tutto è egregiamente accompagnato dai suoi vini DOC dei Campi Flegrei, Falanghina e Piedirosso. La Falanghina è fresca e profumata, decisamente un vino tipico e che profuma di campagna, mentre il piedirosso è ricco di profumi più orientati verso la frutta rossa fresca appena raccolta, che odora ancora di sole. Devo riconoscere che ha un bel corpo il piedirosso dei Mirabella di quest’anno. Emilio, che ha incontrato il mio sguardo durante l’assaggio dei vini, si avvicina e mi promette un invito in cantina per la degustazione più approfondita dei suoi nuovi prodotti. Non possiamo fare altro che accettare in quanto rifiutare è un peccato quasi mortale. Salutiamo e ringraziamo i Mirabella e lasciamo a malincuore il vigneto, anche se ormai la sera è tarda e l’umidità, che sino ad ora ci ha risparmiato, ora comincia lentamente a ricoprire questo spicchio di mondo incantanto e senza tempo. Torneremo, presto.
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