Di Franco De Luca

Ad alcuni di noi è senz’altro capitato di dover spiegare un grande vino su un blog o comunque  per iscritto. Sappiamo bene quanto sia difficile già di per sè descrivere la risposta che i nostri sensi hanno di fronte a nobili sollecitazioni, ma la cosa diventa addirittura innaturale se l’interlocutore non si trova immerso nello stesso contesto. Lo facciamo comunque perché talvolta dobbiamo garantire il dovere della cronaca ma sempre consapevoli del grosso limite che ha in sè questa azione. Allo stesso modo io non posso raccontare oggi la performance che sabato mattina Armando Castagno ha tenuto in occasione del seminario di apertura del “Primo Corso di Aggiornamento per Sommelier, Degustatori e Relatori” organizzato dall’AIS Campania ed a cura della Commissione Didattica che mi pregio di coordinare. Posso solo limitarmi a descrivere per grandi linee le sue scelte divulgative.

Molti non conoscevano il relatore, io invece lo conoscevo bene, Tommaso Luongo lo aveva avuto come docente al Master Class Bibenda in Analisi Sensoriale che si tiene a Roma e lo aveva già invitato a Napoli in occasione del La Cantina dei Sogni  (un progetto nato da un’idea di Tommaso e Mauro Erro) per affrontare l’entusiasmante tema dell’Alto Piemonte.

Castagno è la prima persona a cui ho pensato  quando abbiamo deciso, io con Giannantonio Aiuolo e Giovanni Ascione, di instaurare un nuovo e serio percorso di aggiornamento a cadenza annuale. Armando accetta subito l’incarico che gli affidiamo e ci lavora per mesi costruendo una lezione che rimarrà addosso a molti di noi per sempre. Sceglie l’alfabeto (esteso) come canovaccio e per ogni lettera esplora un concetto legato alla comunicazione del vino. E’ illuminante, entusiasmante, ci incolla per quattro ore alle sedie rendendoci un disturbo perfino la pausa caffè. Ci avvolge la sua cultura orizzontale, che spazia cioè in anti ambiti, ci tocca con la poesia, con l’ironia, ci fa conoscere scrittori ed aneddoti, ci ubriaca ancora prima delle degustazioni.

Ci porta tre vini che probabilmente non assaggeremo mai più, il sorprendente trebbiano di Valentini del 1981, il nobile Fiorano Rosso Botte 30 del 1988 – Principe Boncompagni Ludovisi  (da non credere la sua eleganza), il vino fantasma che non esiste più ormai da anni, ed una Vernaccia di Oristano che l’azienda Contini ha imbottigliato per il nostro seminario e che la cui uva base risale ad una vendemmia di circa 80 anni fa.

No, non proverò a raccontarvi questi vini, lo faranno se vogliono i lettori presenti all’evento nei commenti di questo post, io non mi azzarderò a cercare di rievocare quello che solo lui ha saputo fare, non posso rischiare di corrompere una tela tanto complessa, un intarsio così pregiato. Posso solo garantire che ci saranno altre occasioni di sentirlo, poiché  anche Armando è stato stregato dalla passione che ha mostrato la  straordinaria platea.

Una per tutte vi riporto solo una voce, quella relativa alla lettera K, solo questa perché nella sua semplicità mi ha colpito profondamente: Krasì.

Krasì in greco vuol dire vino e la slide gialla conteneva nel suo centro  solo questo termine, poi pian piano la slide si è animata e sono apparsi gli altri vocaboli che esprimono lo stesso concetto in ogni lingua. Tante parole che non si assomigliano per nulla, che non si possono ricondurre a radici comuni, e questo a ulteriore (quanto mai efficace) testimonianza di quanto quello del vino sia un processo parallelo ed autonomo, nato in maniera spontanea e non induttiva nella cultura di ogni popolo del mondo, forse l’unico processo con questa peculiarità, come se il vino fosse l’unico vero elemento di sintesi di un territorio.

Questo mi ha fatto pensare che, allo stesso modo, il processo del vino nasce con altrettanto spontaneità ed autonomia nel cuore di ogni uomo, prima o poi tutti sono rapiti da questo mondo. Quasi in maniera ineluttabile la scintilla ci tocca e ci porta a frequentare corsi e percorsi fino ad arrivare ad un seminario di 80 persone diverse per sesso, per età, per formazione culturale,  per condizione sociale, per credo politico etc… e questa è l’incredibile trasversalità del vino.

Ringrazio Armando per l’emozione che ci ha donato, ringrazio coloro che credono nel progetto di migliorarsi sempre, che ritengono l’aggiornamento un dovere verso se stessi, una insostituibile occasione di crescita, ringrazio il presidente Nicoletta Gargiulo (Presidente AIS Campania) che ha sempre creduto nel progetto e Tommaso Luongo (Delegato AIS Napoli) che ci ha aiutato nell’organizzazione. Ringrazio, inoltre Mauro Erro per il suo interessantissimo contributo sui “blog a tema” (lettera W) e Francesco d’Alena del ristorante Nautilus di Varcaturo per le sue ormai celebri “castagnole” che hanno lasciato senza parole tutti i partecipanti, compreso Armando e Monica Coluccia, redattrice di Bibenda e compagna di Armando, presente con noi al corso. Ringrazio infine tutti i partecipanti, seri ed appassionati come mai, a cui rinnovo l’appuntamento per il 2 aprile per un seminario molto più tecnico ma altrettanto necessario che ci chiarirà le idee sulla nuova legislazione del vino. Arrivederci quindi a sabato prossimo.