Di Mimmo Gagliardi
Metti un pomeriggio di un giorno qualunque di fine marzo. Quelli in cui ti trovi a gironzolare intorno al Monte Massico ed è immediato e naturale chiamare qualche amico per un caffè. Mi fermo a Falciano del Massico ed Antonio Papa è felicissimo di salutarmi ma invece del caffè mi offre un bicchiere del suo vino passito Fastignano, che beviamo a casa sua davanti al grande camino acceso. Però, come sempre accade nelle improvvisate, il tempo a disposizione scade presto e Antonio, che deve andare in vigna per la consueta “rimboccata di coperte” alle sue preziose gemme, mi offre di seguirlo per prolungare il nostro incontro. Così partiamo per un percorso che ci porterà prima ai piedi e poi a metà del versante sud est del Monte Massico, dove ho la fortuna di poter assistere allo spettacolo dei vigneti che stanno per rifiorire a nuova vita. Un totale di quasi cinque ettari di vita ben nascosta dentro nodosi tralci. Bello il vigneto più antico, con ceppi di altre 85 anni, che danno vita, quando l’annata è buona e lo permette, al passito di primitivo chiamato Fastignano che abbiamo gustato prima. Splendide le vigne che si arrampicano più su verso il monte Massico, affacciate verso Falciano, ubicate in leggero declivio e che spesso vengono attraversate dalle vacche selvatiche che infestano simpaticamente la zona ma che sono una minaccia continua per gli agricoltori e gli automobilisti. La vigna più bella, dal punto di vista geologico e panoramico, è quella situata quasi alle pendici del monte Massico, costituita da due ampi terrazzamenti che si sono formati naturalmente con chissà quale terremoto in antica epoca geologica, tant’è che uno dei confini è costituito da una parete perfettamente verticale di materiale roccioso che va dal basalto al calcare e pomici. Lo spettacolo naturalistico è stupendo ed è sorprendente notare, guardando per terra, come le viti di primitivo riescano ad affondare le loro radici in un suolo costituito in maggioranza di sassi, rocce calcaree di provenienza fluviale (quelle levigate e rotondeggianti). Vi consiglio di chiedere ad Antonio Papa di poter visitare i suoi vigneti, in primis perché lui ne sarà felice e poi perché è una bella esperienza naturalistica e che aiuta a ritrovare il territorio nel vino che poi si berrà. Rientriamo a Falciano e, mentre sto salutando Antonio, mi telefona un altro amico che avevo contattato in precedenza e che quando sono qui mi fa sempre piacere vedere: Tony Rossetti.
La proposta di Tony è di quelle da non poter rifiutare, quindi passo dall’altro versante del Monte Massico consumando i pochi chilometri di curve che separano Falciano del Massico da Casale di Carinola ed approdo davanti all’antico portone di casa Rossetti. Tony mi accoglie con il consueto sorriso. Già dal cortile si avverte che l’aria proveniente dalla cantina è permeata di quel fresco aroma vinoso di nettare giovanissimo. Infatti il buon Rossetti sta provvedendo con la filtrazione del suo nuovo vino rosso e mi ha invitato a fargli compagnia per provarne un campione prima dell’imbottigliamento e della partenza per Vinitaly, dove avrà il battesimo ufficiale. Insieme ad altri amici, anche loro capitati lì per caso, assaggiamo quello che oggi è un neonato, ma che tra qualche anno diventerà un’altra splendida espressione di questo territorio. Ci accomodiamo nell’antica cucina, innanzi al grande focolare, in un ambiente in cui il tempo è stato volutamente “congelato” agli inizi del 1900 e dove splendidi reperti contadini fanno bella mostra lungo le pareti. Tony ha recuperato gran parte del piano terreno del palazzo familiare, dove storicamente si è sempre fatto il vino, e, pian pianino, sta ristrutturando anche le cantine interrate (spettacolari) e le ultime stanze residue. Svuoto, immancabilmente, il mio calice di vino e sono costretto a salutare Tony per rientrare a casa perché ormai è sera. Il mio tempo nell’Ager Falernum per oggi è terminato, ma solo per oggi.
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