Di Massimo Florio
Proprio una bella serata quella di giovedi scorso, organizzata da Gianni Lamberti dagli amici de A’ Taverna do’ Re.
L’idea, solo apparentemente semplice degli organizzatori, è quella di presentare gustose preparazioni partenopee, accostandole a vini di qualità del territorio, prevedendo anche un momento di riflessione, affidato alle cure di maestri vignaioli, sommeliers degustatori della delegazione di Napoli ed enologi, a far da giusto supporto.
L’ospite della serata Vincenzo Mercurio, giovane ma già affermato enologo campano, propone tre vini bianchi di altrettante aziende con cui collabora.
Vincenzo si presenta subito con lo stile e la semplicità tipica di chi non ama apparire in pubblico, ma che è però profondamente innamorato del suo lavoro e vuole comunicarlo con termini e profondità adeguati alla platea di appassionati presenti in sala.
La falanghina metodo charmat Malazè di Cantine Babbo apre la serata, accompagnata prima dallo spiedino di capesante e gamberi in pastella su salsa di guacamole su cui lo spumante flegrea ci fa un vero figurone e poi successivamente sulla millefoglie di pesce bandiera con provola di bufala su zuppetta di pomodorini tostati e pinoli dove appare però un po’ in affanno.
A primo naso il netto sentore dei lieviti fa pensare erroneamente ad un metodo classico, ma poi lo spumante dal colore giallo paglierino, con grana e numero di bollicine ben dosate, si apre verso note di frutta estiva e fiori bianchi, riconducendo l’orientamento visivo-olfattivo verso la reale metodologia di produzione.
Piace subito il Malazè e soprende tanto per la capacità che questo vino dimostra nel farsi apprezzare, senza stancare affatto il palato.
Si passa allora al Greco di Tufo Montefusco 2009 delle Cantine San Paolo accostato alla cupola di salmone con risotto al profumo di mare su salsa di zucchine eseguito dal bravo Francesco, Chef della serata.
Il vino rivela da subito una sorprendente quanto spiazzante nota minerale fumè, incastonata su di un bouquet tipico di vini prodotti in zone certamente più nordiche; qualcuno fra i presenti grida:” al Riesling!” ed effettivamente in quel momento lo ricorda un bel po’.
Svaniti però questi primi riconoscimenti, il prodotto evolve in frutta esotica, fiori gialli e note di tostature amare che ci riportano decisamente in Irpinia e riesce a tenere bene la sfida lanciata dal piatto che, anche se ben eseguito, presenta una netta abbondanza di salmone affumicato, da rendere veramente difficile l’accostamento.
Al Fiano di Avellino Pietramara 2009 delle Cantine I Favati, viene infine accostato il calamaro ripieno di scarola e provola.
I sentori forti del piatto sono ben tenuti dalle note di frutta dolce di cui il vino è dotato, risultando subito ammaliante, pronto ed in ottima forma. Al colore paglierino carico si affiancano una buona luminosità ed una stimolante vivacità di movimento. Assaggiando poi cibo e vino sembrano unirsi armonicamente in un abbinamento ben calibrato.
Un momento prima del dolce, chiacchiere e sanguinaccio, che chiude la serata c’è la sorpresa dello chef, preparata dal Lucio Carbone , Chef per passione, una sorta di ragù di mare nero carico di note speziate dolci e di grassezza poderosa, che forse risultano un po’ troppo difficili da accostare ai sia pur intensi vini della serata.
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