Di Anna Ruggiero, Caterina Valia e Mimmo Gagliardi
Tutto è nato, in primavera, in una vineria del centro storico di Napoli: il vino che avevamo accuratamente scelto era terminato per cui ci è stato proposto il “Cubardi”, un primitivo in purezza, coltivato con la tecnica dell’alberello pugliese con bassa resa per ettaro e prodotto in poche bottiglie da una giovane azienda vitivinicola denominata “SCHOLA SARMENTI”.Ci siamo fidati ed è stato subito amore … La morbidezza, l’equilibrio e la struttura di questo primitivo sono veramente apprezzabili. Fallita la ricerca del Cubardi in diverse enoteche della città, siamo ritornati in vineria per altre degustazioni e poi, un po’ per caso, un po’ per destino, ci siamo ritrovati – dopo qualche mese – a Nardò (LE), nel cuore del Salento, all’interno della sede dell’azienda vitivinicola; è qui che la nostra passione ci ha guidato in una soleggiata giornata dell’estate 2010 per visitare “SCHOLA SARMENTI”.Il direttore tecnico dell’azienda, Alessandro Calabrese, sebbene impegnato nei preparativi per l’imminente vendemmia del primitivo, non ha esitato a dedicarci il suo tempo facendoci visitare la cantina e descrivendoci, con entusiasmo e passione, la nascita e la crescita dell’Azienda.SCHOLA SARMENTI, ovvero la scuola dell’innesto del tralcio di vite – il sarmento, appunto – , nasce nel 1999 con l’obiettivo di valorizzare le antiche tecniche di coltivazione ad alberello che, per secoli, ha rappresentato l’unico metodo di allevamento delle vigne nel Salento.Oggi l’azienda propone diverse varietà di vini che vanno dal bianco Chardonnay ai rossi tipici pugliesi, Primitivo del Salento, Negroamaro e Malvasia Nera di Lecce, tutti frutto di tanto lavoro e poche e semplici regole: una bassissima resa per ettaro, una raccolta rigorosamente manuale con selezione in vigna seguita da un’ulteriore selezione dei grappoli migliori e particolare cura e attenzione nelle fasi di maturazione.L’attuale sede utilizzata per la produzione e la vendita, è un vecchio stabilimento vinicolo realizzato agli inizi del 1900 nel centro della città, abbandonato per oltre 50 anni e recentemente ristrutturato.
Il risultato é suggestivo.
Il soffitto dalle volte a stella realizzate nella tipica pietra salentina o pietra leccese è stato sapientemente illuminato per valorizzare i motivi ed i colori, creando un ambiente caldo e confortevole. Le vecchie vasche, scavate nella terra ed impermeabilizzate con malte a base di calcina, e che si trovano nel piano seminterrato, occupano tutta la superficie del fabbricato. In questi antichi contenitori naturali, antenati dei moderni silos in acciaio, apprendiamo che vi veniva conservato, un tempo, il vino per tenerlo a temperatura costante. Ogni vasca ha una piccola botola sul soffitto attraverso la quale veniva prelevato o versato il vino mediante pompe ad azionamento manuale.Alcune delle vasche situate nella zona riservata alla produzione sono state trattate mediante “vetrificazione” ed assolvono ancora egregiamente al loro compito di contenitori di vino esattamente come cento anni fa; le altre, utilizzate oggi per il passaggio, ospitano la bottaia.Le pareti delle vasche sono state ripulite ma volutamente sono state lasciate inalterate rispetto all’origine e non sono state intonacate per cui si notano i segni del vino che veniva una conservato qui in passato. Guardando le macchie di vino sulle pareti il pensiero corre alle pompe idrauliche a mano dei primi del ‘900 che venivano calate dal pavimento del piano superiore all’interno delle vasche per prelevare i vini.Interessante è anche il lavoro realizzato per promuovere il prodotto. La scelta del nome è stata realizzata in ricordo della tradizione e dell’antico lavoro di due famiglie i Marra e i Calabrese, mentre il logo aziendale, un calice stilizzato che, se guardato con attenzione, consente di intravedere due profili che si fronteggiano con l’immagine del sole al centro, rappresenta l’identità, la bellezza, la mitezza del clima del salento e l’importanza dell’intervento dell’uomo.
Anche la scelta della denominazione dei vini è molto singolare: se il Nerìo è legato al colore delle uve da cui è originato, il Cubardi (“che tu arda”) è legato al calore che caratterizza il prodotto.La comunicazione è attenta: il packaging è curato ed elegante, la brochure è bella, ricca di descrizione, il sito interessante e completo.Quando risaliamo dalle vasche del seminterrato i lucenti macchinari ed i silos d’acciaio utilizzati per la produzione riflettono gli ultimi raggi del caldo sole salentino.
Alessandro ci guida, a questo punto, nella degustazione dei prodotti accompagnati da tipici tarallini salentini all’olio.Si passa subito agli acquisti: omettiamo i nostri personali giudizi sui vini (tutti buonissimi), ma vi invitiamo ad una piacevole degustazione in sede.
Soddisfatti salutiamo Alessandro Calabrese e SCHOLA SARMENTI con la promessa di farvi presto ritorno.
Se vi trovate nel Salento in vacanza o per lavoro non esitate a far visita a questa piccola grande realtà.
Forse ci troverete di nuovo lì.
Le proposte di SCHOLA SARMENTI che abbiamo tutte degustato:
Candora: Bianco da uve chardonnay 100%
Masserei: Rosato da uve di Negroamaro 100%
Roccamora: Rosso da uve di Negroamaro 100%
Critera: Rosso da uve Primitivo del Salento 100%
Cubardi: Rosso, da uve Primitivo del Salento 100%
Armentino: Rosso, da uve Primitivo del Salento 50% e Negroamaro 50%
Artetica: Rosso, da uve Primitivo del Salento 70% e Negroamaro 30%
Nerìo: Rosso, da uve di Negroamaro 80% e Malvasia nera di Lecce 20%
Diciotto: Rosso da uve Primitivo del Salento 100%
Corimei: Rosso da uve Primitivo del Salento 100%, Passito di primitivo.
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