Di Claudio Tenuta, sommelier Ais Napoli

Manca solo un giorno al solstizio d’autunno del 23 settembre, ma la voglia di iniziare un nuovo anno di degustazioni anarchiche è grande.

La formula si è consolidata: una bottiglia a partecipante più una pietanza da mangiare insieme, ma quest’anno il buio la farà da padrone per aggiungere ancora più caos all’anarchia del gusto e questo perchè voglio che nessuno dei partecipanti si facci condizionare dal produttore e dalla zona di provenienza, oltre che da vitigni, blend e annate.

Tutto deve essere casuale rispettando solo la gradazione alcolica e rendendo il gioco ancor più ricco di pathos, perchè ognuno si deve esporre, dire la sua in base a singole sensazioni o alla propria memonia gusto-olfattiva, inoltre per ogni bottiglia servita alla cieca è il solo portatore della stessa che gestisce la discussione fino a svelare il figlioccio portato al patibolo per il sacrificio (si fà per dire) di gruppo.

Il buio si apre con le bollicine portate da Lucio e Teresa: paglierino con riflessi dorati, naso agrumato ed esotico che fà pensare a molti ad una prevalenza di Chardonnay, bocca acidula e alcol avvolgente, ma il dibattito è sul luogo di origine: Franciacorta o Champagne per un sicuro metodo classico??? Luca si sbilancia sente Pinot Noir e la sorpresa è subito servita: Extra Brut Bruno Giacosa 2005 Pinot Noir 100% dal Piemonte…prodotto da tutto pasto senza dubbio, meno da aperitivo leggiadro!

Dopo questo aperitivo, a stomaco vuoto, parte le danza di pietanze: Cous-Cous alla Palermitana di MariaTeresa, una delicatezza che richiama l’estate ormai alla fine. I motori sono caldi e si serve il bianco di Marilena, colore carico, naso dolce e mineral-salmastro allo stesso tempo e bocca piena con una rotondità che si alterna alla sapidità marina, è un vino Campano spara Salvatore, ci si orienta immediatamente sul Fiano ma manca la nota ammandorlata, poi si vira sul Greco ma non si vedono note sulfuree…potrebbe essere una Falanghina del Sannio date le sensazioni calde ma il salmastro ci porta verso il mare, seconda sorpresa da una innamorata ultratrentennale della Divin Costiera, si tratta di Costa D’Amalfi 2009 Terre Saracene di Ettore Sammarco 60% Biancatenera (biancolella) 40% Pepella…ottimo rapporto prezzo-qualità se 8 euro si ritengono ancora una cifra accettabile per un vino quotidiano di spessore.

Un incomprensione tecnica mi spinge a servire il rosato di Salvatore, mentre addentiamo una pizza di salsicce e friarielli paesani dello stesso Salvatore e uno sformatone di riso alle zucchine con cotto e fiordilatte preparato ad arte da Teresa. Rosa chiaretto, naso delicatissimo di piccoli lamponi e sensazioni vegetali di spezie di montagna, al gusto rieccheggia sensazioni di frutta fresca su un fondo erbaceo…escludiamo Puglia e Abruzzo dalle regioni natali di questa bottiglia, escludiamo Aglianico e Piedirosso tra i vitigni ma non andiamo oltre…si tratta di A.A. Bonavita in Faro, Sicilia igt 2009 rosato da Nerello Mescalese e Cappuccio e da internet ho visto che c’è anche il vitigno Nocera a me sconosciuto…servito appena più fresco avrebbe messo a tappeto molti rosati della Cote du Rhone.

Si ritorna ad un bianco ma con una decisa gradazione alcolica, il bianco di Marisa che zitta, zitta cerca di carpire i segreti da chi ha un vissuto alcolico più ricco rispetto a lei.

Colore giallo paglierino carico, profumo di frutta matura a pasta gialla sentoni nettamente tropicali, bocca ruffiana e piaciona ma di grande equilibrio…a tavola entra il polpettone da carne bianca di Lia: una delicatezza che sposa a perfezione questo bianco complesso: è falanghina ma quale??? Si tratta di Cruna del Lago 2009 La Sibilla direttamente dall’ultimo Malazè presso i Campi Flegrei…tutti concordiamo che è una grandissima espressione di Falanghina e che l’azienda ha fatto passi da gigante nell’ultimo quinquennio ma storciamo un poco il naso a sentir parlare di 12 euro, ma queste sono divagazioni economiche che trovano il tempo che trovano.

In campo un altro pezzo di costiera: “a’ sasicc di Tramonti” (aglio, finocchietto, macina sottile e vino rosso) con le patate di Pomigliano al finocchietto e buccia di limone di Amalfi. Due minuti di relax e via col rosso, il mio rosso, che non ho aperto 4 ore prima come avevo bugiardamente dichiarato al tavolo ma 4 giorni prima per un bicchiere volante con un amico, chiedo venia ma non potevo buttarlo nel lavandino mi piangeva il tastevin! Il colore è granato carico, il naso apre su sensazioni terziarie e di ossidazione per poi rinculare su note di marmellata e sensazioni di polvere da sparo come detto da qualcuno, bocca con tannino elegante e freschezza ancora viva…si esclude il Nebbiolo si vira verso un Pinot Noir altoatesino, si tratta dello Sfurzat San Domenico 2001 di Triacca, un vino che quando l’ho aperto si sono fermati gli orologi!!!

Ecco il rosso di Rino, colore rubino con riflessi porpora, naso che alterna note terrose a sensazioni di frutta in macerazione, al gusto emerge una buona freschezza e un tannino levigato, vino dal taglio moderno ma non ruffiano…ci confrontiamo sui vitigni del Piemonte quali Dolcetto o Barbera e scopriamo che è un Roero docg 2006 di Enrico Serafino.

Si passa al vino di Federica, un rosso sanguigno, dal colore impenetrabile, dal naso vegetale e polposo e dal gusto ricco, con tannini vellutati e sapidità appena accennata…in campo è sceso a farci compagnia un formaggio Recco stagionato 30 mesi, di una piccantezza bruciante. Ci dibattiamo tra Cabernet Sauvignon Veneto o Trentino e Lagrein, ma dimentichiamo il Sudtirol doc Merlot 2008 di Tramin, un vino col quale qualche donna al tavolo ha sostenuto di fare gli aperitivi nel periodo estivo…ho detto tutto!

E’ il momento di Generoso e della sua sorpresa: il colore è granato con riflessi appena aranciati, naso di caramello, note eteree e di composta di ribes, in bocca è delicato e deciso allo stesso tempo…i nasi di molti conoscono questi odori e questo gusto e tutti ci orientiemo verso la Calabria, un buonissimo Duca di Sanfelice 2006 Riserva di Librandi un Gaglioppo evergreen.

Siamo al pezzo forte la parmigiana di melenzane alla napoletana, cioè senza la melenzana indorata e fritta in abbinamento al vino di Luca; colore impenetrabile, naso complesso e dalle sensazioni nettamente di vino naturale con una bocca tutta da esplorare tra sensazioni di tabacco e liquirizia con tannini e acidità che si rincorrono senza mai prendersi…non è un vino facile, Luca lo fà di proposito ci vuole sempre stupire e ci riesce con un Rosso Veneto igt So San 2006 base di Tocai rosso di Angiolino Maule, senza parole…

Siamo agli sgoccioli non ci facciamo mancare il dolce: la caprese preparata da Marisa in maniera perfetta, abbinata ad un distillato di Sciuscelle (carrube) di Agerola e un grandioso Cohiba Robustos offerto da Generoso di nome e di fatto.