Di Mauro Erro
Se si dovesse chiedere a un degustatore esperto, un grande appassionato, un ottimo bevitore quale sia il vitigno a bacca bianca per eccellenza, con buone probabilità la risposta sarà chardonnay – una piccola minoranza risponderà riesling, probabilmente -.Vitigno tanto amato da produttori e consumatori, grande capacità di acclimatamento in ogni dove, e tanto discusso allo stesso tempo, lo Chardonnay ha visto decuplicare negli ultimi 20 anni la superficie vitata da 30.000 ettari ad oltre i 200.000. Ettari dichiarati, ovviamente.
A cosa si deve tanto successo?
Ai più grandi vini del mondo, che vantano innumerevoli, ed inutili aggiungiamo, tentativi di imitazione e che a base Chardonnay, nel triangolo d’oro Borgogna-Chablis-Champagne, fanno commuovere anche il più ostinato detrattore della meretrice Chardonnay. Ma…
Ma lasciate ogni speranza di morbidezze, burrosità, e marmellata alla vaniglia da spalmare al mattino sul pane, gli Chabils, (5.000 ettari vitati, di cui 100 ettari destinati ai 7 grand cru a Nord del paesino esposti a sud est e che poggiano sul famoso Kimmeridge, gesso che regala profondità minerali inaudite) bisogna attendere almeno 5 – 6 anni per berli, dalle durezze assassine che privilegiano il pasto, gradazioni alcoliche mai elevate ed una complessità olfattiva dove il timbro minerale (si, in questo si può abusare del termine) detta legge e i legni d’affinamento, quando usati, servono semplicemente come contenitori d’affinamento. Non finirne una bottiglia, da soli, è battaglia improba da vincere.
Alcuni assaggi recenti di produttori che ci hanno piacevolmente colpito (e che possono rappresentare un ottimo affare per il consumatore).
Laurent Tribut (Chablis Premier Cru Beauroy 2008 – Chablis 2008)
Laurent Tribut coltiva cinque ettari in si cui trovano tre 1er cru, Beauroy, Montmain e Cote de Lechet; la vendemmia rigorosamente a mano e la prima spremitura vengono effettuate contemporaneamente con le uve del cognato Vincent Dauvissat (considerato uno dei punti di riferimento della denominazione) La fermentazione avviene in vasche di acciaio termoregolate e poi per l’affinamento si passa in piccole botti vecchie fino a venti anni provenienti da varie zone della Francia.Indichiamo due vini assaggiati di recente che mostrano senza dubbio alcuno l’estrema personalità di questo produttore, si tratti di Premier Cru o Chablis “base”. Sapidità arrembante a dir poco, che si fonde nella materia in un tutt’uno provocando un brivido d’energia. Bevibilità animalesca. Acqua nel deserto.
Bessin (Chablis Grand Cru Valmur 2007)
Il “domaine” è a conduzione familiare. Jean-Claude e la moglie Evelyne gestiscono la vigna nel rispetto della tradizione. Tutte le parcelle sono vinificate separatamente. Cemento e legno per l’affinamento.Quarta boccia bevuta e non siamo ancora sazi. Eleganza, materia, finezza, tutte racchiuse in questa bottiglia in un’annata di bella eleganza per uno dei Grand Cru più celebrati. Durerà a lungo.
Guy Robin (Chablis Grand Cru Valmur 2000 e 2001)
Da tre generazioni la famiglia Robin coltiva 20 ettari di vigneti situati nei più rinomati Grand Cru e 1er Cru. La vendemmia avviene a mano e dopo una fermentazione in vasche smaltate o di acciaio i vini passano in piccole botti di legno dove rimarranno per almeno 10 mesi prima di essere messi in bottiglia.Due storie e mondi differenti, più coerente il secondo anche se più “allineato” per un evidente apporto da Botrytis, minerale e nervoso, leggermente scomposto il primo. Nasi di ampiezza e complessità da commuoversi. Entrambi, poco più che pargoletti.
Denis Race (Chablis Grand Cru Blanchot 2008)
Il domaine dei Race che da quattro generazioni producono vino si trova nel pieno centro di Chablis. Le vigne che oggi coltivano si estendono su 18 ha e la loro età varia da due a sessantacinque anni. La vinificazione si fa in acciaio compresa la fermentazione malolattica e l’affinamento continua in acciaio.Per chi ama maggior succo al palato e nasi più intensi e “aromatici”. Grande potenza di bocca, ma grande eleganza allo stesso tempo. Da medio invecchiamento.
Tremblay Marchive (Chablis Premier Cru Montmains 2007)
Il lavoro in vigna è maniacale , in alcuni appezzamenti si fa l’inerbimento ed i trattamenti antimuffa non si fanno più essendo stati rimpiazzati da una maggior cura nella potatura verde, la raccolta avviene manualmente. In cantina la fermentazione avviene parte in acciaio e parte in legno, l’affinamento in acciaio.Sottile, elegante, da attendere, spicca per facilità di beva e semplicità d’impostazione (al momento) che può tradursi in una certa mancanza di personalità forse, ma che, per l’appassionato consumatore, può rappresentare un buon modo per iniziare.
Tutti tra i 25 e i 60 euro al massimo.
Fonte: Il Viandante Bevitore
Foto di Adele Chiagano
mauro, che stile!
manco da tempo agli appuntamenti dell’enolaboratorio per questioni lavorativo-personali e mi dolgo, come me ne dolgo… mi hai fatto salivare in lettura, cosa raretta. se prima mi rammaricavo, ora scalpito. adelante con lider seguro! a presto, luca
Ciao Lucarie’ :-)
bravo Mauro !