Di Phyllis De Stavola
Gli aspiranti sommelier che hanno frequentato i 3 livelli del corso AIS a Caserta presso l’enoteca La Botte hanno sostenuto gli esami scritti sabato 5 giugno 2010 e si apprestano a sostenere gli esami orali nel corso del mese per diventare sommelier. I responsabili Marco e Enzo Ricciardi, assieme a docenti enologi e sommelier, oltre a spiegare le tecniche, a trasmettere nomi di componenti e processi, hanno ‘raccontato’ il vino nelle sue numerose sfaccettature alimentando una passione che cambia la vita.
Il corso per diventare sommelier cambia la vita in tanti modi: innanzitutto smettendo di ‘bere’, inteso come l’azione del deglutire, e iniziando a ‘degustare’. Attraverso l’analisi visiva, l’analisi olfattiva e l’analisi gusto-olfattiva, la degustazione di vino diventa un’esperienza sensoriale. Oltre ad accrescere la conoscenza di vini, vitigni, territori di produzione, il corso cambia radicalmente anche l’approccio con il cibo. Oltre al senso del gusto, viene sollecitato continuamente il senso dell’olfatto: un pezzo di pane appena sfornato, un’arancia fresca, la polvere di caffè, le spezie nella cucina della propria casa sono valutati nell’aspetto e odorati prima di essere degustati.
Riportiamo alcune osservazioni degli aspiranti sommelier in risposta alla domanda: in quale modo il corso dell’AIS vi ha cambiato la vita?
Susy afferma: “Ho riscoperto l’interesse per il vino ad ogni approfondimento. Lo studio di base mi ha consentito di porre domande ai sommelier professionisti e di interloquire con gli esperti del settore. In questi tre anni, però, all’aumentare delle esperienze fatte in cantina e a tavola, ho avuto la percezione che fossero proporzionalmente sempre più esigue in confronto all’ampiezza e alla complessità del mondo del vino. Una ricoperta recente è stata del Pinot noir, che oggi apprezzo come un vino elegante, e che invece prima del corso non rispecchiava le mie preferenze, che erano piuttosto orientate verso vini strutturati e di corpo.”
Ettore T. : “Tra i vari aspetti affascinanti del mondo del vino che questo corso ha contribuito a farmi scoprire, rileverei quello legato alla nascita, rara ma non impossibile, di nuovi grandi vini. Un “nuovo” grande vino si ottiene grazie alle esperienze maturate da chi ci ha preceduto e al coraggio di uomini e donne che fanno sacrifici, scelte difficili, spesso controcorrente e con la capacità di affrontare le variazioni e la variabilità dell’ambiente circostante: clima, mode, mercato. E’ un lavoro che, da una parte, racchiude la semplicità e la magia della ‘tradizione’, in particolare nel rinnovarsi ciclico del contatto con le radici della madre terra, e che dall’altra, implica l’innovazione per operare su tempi lunghi e gestire l’imprevisto.”
Magda: “Il corso dell’AIS mi ha spinto innanzitutto a valorizzare la tradizione a tavola, intesa come l’insieme degli odori e dei sapori dei prodotti enogastronomici e delle preparazioni ‘di una volta’. Inoltre, mi ha dato la sensibilità di poter ri-scoprire vini e vitigni dimenticati partendo dalle peculiarità dei territori. Una scoperta recente ad esempio è stata la Catalanesca.”
Phyllis: “Avere vissuto due anni in Francia mi aveva portato inevitabilmente ad imbattermi nella cultura del bere bene e del mangiare all’insegna della ricercatezza. Continuando a portarmi dentro quella passione, il corso dell’AIS mi ha fornito gli strumenti conoscitivi di base per degustare il vino con maggiore consapevolezza. Mi ha cambiato la vita in tanti modi. Quello che prevarica sugli altri lo aveva scritto Neruda in Ode al vino: non sei mai presente in una sola coppa, in un canto, in un uomo, sei corale, gregario, e, quanto meno, scambievole. Dopo il corso, la tavola per me ha rafforzato il suo ruolo di aggregatore sociale, di luogo di conversazione consapevole, di crescita e di confronto.”
Scrivi un commento