Di Gianluca Agata
Lo era in tutta la sua estensione, lo è stata in alcune zone oggi purtroppo avvelenate dal malaffare, lo è tutt’ora in territori che si impongono all’attenzione del mondo per la qualità dei loro prodotti. Benvenuti nella Campania Felix, la prosperosa Campania, quella che ha fatto innamorare poeti, scrittori e… procuratori calcistici. Una terra rigogliosa nella quale si coltivano campioni seminando zainetti e giacconi sapientemente ammonticchiati agli angoli dei giardini dopo un filone a scuola. A Roma credo si dica sega in altre zone d’Italia non so.
Da questa semina sono usciti cinque prodotti doc, di origine controllata, e non me ne vogliano sommelier e viticoltori se sbaglierò qualcosa in questa poco dotto articolo vitivinicolocalcistico. Cinque calciatori napoletani in Nazionale, e quando mai era successo? Eccoli, uno per uno con il loro abbinamento doc.
Capitan Cannavaro come il Taurasi. E’ un prodotto di gran classe indicato con la selvaggina tanto da pelo che da penna, con carni rosse e formaggi fermentati forti. In Sudafrica l’ideale. Una sicurezza per la sua classe. Invecchiamento obbligatorio di 3 anni, fino ad 8 ed oltre. L’altro rosso deciso è Antonio Di Natale, il capocannoniere del campionato. Una certezza. Nessuno rosso, neanche l’aglianico, ha tante possibilità di abbinamento nella cucina classica partenopea come il Piedirosso, a cominciare dalle zuppe di pesce per continuare alle parmigiane di melanzane o di zucchine e via con tutto il repertorio vegetariano sino alla pasta con il pomodoro e il ragù. Come dire: può cambiare squadra, ma lui è l’unica certezza.
E veniamo ai bianchi. Domenico Criscito da Cercola per me è un Greco di Tufo. Gasperini lo utilizza da difensore come da centrocampista. Duttile come il Greco che dal dentice al risotto con i funghi, dal crostaceo al formaggio poco stagionato riesce sempre a fare la sua bella figura. Salvatore Bocchetti è il quarto napoletano al Mondiale. Difensore puro, come il Fiano, a difesa dei bianchi e del pesce. Dall’attaccante più delicato come l’orata a quello più insidioso come la frittura di paranza lui è sempre presente. E Quagliarella? Per lui l’abbinamento più difficile. Luciano Pignataro scrive di questo vino: “sono in circolazione poco più di 300.000 bottiglie” quindi di grande qualità. “Non è un prodotto facile. Purtroppo i consumatori campani non sono ancora convinti della qualità dello spumante”. Ma il futuro è suo. Perché l’Asprinio di Aversa Fabio Quagliarella è un grandissimo vino, difficile al palato, estroso e capace di sorprenderti sempre. Una volta che ti ha conquistato, non lo lasci più.
Fonte: Il Napolista
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