Di Luigi Orlando
L’ Alimentaria 2010 ha riconfermato il suo ruolo internazionale (oltre 140.000 visitatori con 50.000 presenze internazionali) nella valorizzazione dei prodotti iberici, che presentano eccellenze innegabili in diversi settori dell’eno-gastronomico.Impeccabile l’organizzazione dell’evento dalla scelta della location, facilmente raggiungibile con i funzionali trasporti pubblici o con mezzi propri data la comodità logistica della zona, all’organizzazione dei padiglioni e degli stand divisi per provenienza regionale.L’ingresso ai soli operatori del settore tramite tessera magnetica, ha evitato scene da sagra popolare, consentendo ai professionisti di assaporare al meglio i prodotti, sebbene l’ultimo giorno si sia assistito come consueto ai saccheggi delle rimanenze.In apertura, un salone di esposizione internazionale con rappresentanze di oltre venti paesi ed una notevole presenza italiana; tra gli stand campani i volti familiari del nostro delegato Tommaso Luongo e del segretario Franco de Luca, hanno intrattenuto un pubblico scelto ( obbligatoria la prenotazione dal giorno precedente) nell’assaggio di piatti e vini campani. In Intercarn protagonista d’eccellenza el Jamon de Cerdo Iberico, rappresentato dalle migliori aziende di diverse zone spagnole. D’opulenza e ricchezza gustativa estasianti merita il plauso nelle diverse interpretazioni. Altri prodotti degni di nota, il Chorizo ed il Salchichòn sempre dello stesso amato suino, il coniglio basco, succulento ed aromatico, ed il Jamon de Caballo, scuro e con aroma fortemente ferroso.Piatto forte dell’esposizione (o per meglio dire bottiglia forte), Intervin ha ospitato centinaia di aziende e produttori, da quelli noti ed affermati fino alle piccole bodegas in crescita. La Spagna vinicola punta sempre più al miglioramento dei suoi prodotti ed al buon rapporto qualità-prezzo, che da sempre contraddistingue questo mercato, aperto con decisione all’estero in vista delle acquisite denominazioni di origine. Il tempranillo resta l’uva rossa più diffusa nelle sue nomenclature locali, e ad essa vanno affiancandosi i vitigni internazionali e le uve locali che si riscoprono nel corso di questi anni.E’ proprio con queste uve che caratterizza i suoi prodotti l’azienda Torres, una delle più interessanti tra quelle assaggiate per varietà e qualità dei prodotti. Tra le altre la Bodega Guelbenzu con ampia gamma produttiva per tutti i palati. Per non citare tutte le altre degustate e dimenticate o tralasciate per carenza di tempo!Quindi essenzialmente i rossi sotto i riflettori, ma uno sguardo andrebbe dedicato anche ai Cava la cui produzione è tipicamente catalana (oltre il 95%) ed ai diversi bianchi; peccato che palato e naso puntassero inesorabilmente al vino tinto!Nei restanti padiglioni i prodotti più affascinanti si sono rivelati i formaggi, nei quali la terra iberica eccelle nelle zone di Extremadura ed Asturia. La torta del casar elaborata con latte crudo ovino e caglio vegetale estratto dal cardo (Cynara cardunculus) è il formaggio morbido principe dell’Extremadura e si contraddistingue per il suo aroma intenso e sapore acidulo piacevolmente cremoso (ai soci ONAF l’ultima parola!). Negli altri padiglioni acqua e bevande rinfrescanti, pesce e olio d’oliva, prodotti per la conservazione degli alimenti e dolci.
Impossibile visitare tutto!Per gli interessati appuntamento al 2011: si consiglia la tessera per i cinque giorni da prenotare online.Se l’idea della sola Fiera non spinge al viaggio, vale la pena conoscere gli altri piaceri della terra catalana e di Barcellona. Tralasciando le bellezze architettoniche ed artistiche della città ed il fascino dei paeselli medievali a nord-ovest, attenzione puntata sulle delizie gastronomiche. Indirizzo imperdibile in Barça il Quimet Quimet, con un’invidiabile carta dei vini settimanale tra i quali spiccano le migliori annate dell’ Unico de La Vega Sicilia, e i montaditos (tapas su pane) di crudità scelte (delicatessen) come salmone affumicato, yogurt, riduzione d’aceto balsamico di Modena e caviale; ottima anche la scelta di formaggi. Secondo, solo in ordine di visita, l’ Euskal Etxea (ossia la casa culturale basca) dove ci si può deliziare con i pintxos (montaditos, in lingua basca), bevendo sidra o txacoli (vino di mela il primo, bianco secco il secondo) serviti in caduta dall’alto per liberarne gli aromi (poco da sommelier ma molto caratteristico). Da provare i pintxos con polpa di granchio e spezie, con croquette di carne o morcillon di sanguinaccio.Appena fuori città, immersi nelle colline verdeggianti di flora mediterranea nel parco naturale di Collserola, prima di una salubre passeggiata a La Floret, conviene gustare un menu a base di calçot de Valls (EU Protected Geographical Indication) comunemente detto calçotada, in un ristorante campestre come il Can Ametler.Queste cipolle del genere Bianca grande tardiva coltivate con particolare metodologia, vengono massicciamente consumate in questo periodo dell’anno e scottate al fuoco si intingono, una volta spellate, nella salsa romescu (riduzione di pomodori, peperoni, nocciole, mandorle, aglio, olio, aceto, vino rosso, sale e pepe) e si accompagnano con carne mista e salsa all-i-oli (aglio e olio, anche se sempre più spesso con aggiunta di uovo pastorizzato e latte) e vino rosso catalano giovane. A chiudere ovviamente crema catalana o mel i matò, ossia ricotta catalana e miele.Come liquore si raccomanda il patxaràn, estratto di bacche di prugnolo anice caffè ed altre erbe aromatiche.Tutte eccellenti ragioni per visitare la Fiera e la terra catalana. Da non perdere l’edizione 2011!
Un sentito ringraziamento per i nomi e le descrizioni dei piatti alla mia guida in terra spagnola Laura Nunes Pons.
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