Di Luca Massimo Bolondi
Come un selvaggio che, giunto alla costa
contempla dalla riva il vasto mare
e pensa se potrà vita bastare
per traversarlo, andando senza sosta,
rimira la piroga che ha scavato,
e pensa se potrà reggere l’onda,
se un tal guscio di noce non affonda
nell’affrontare il gran mare salato,
così mi sento, rude e inadeguato
nel perseguir del vino conoscenza;
mi manca il tempo e non so farne senza,
so così poco, e quel che so è annebbiato.
Ma poi vinco l’accidia che mi coglie
sfidandola con l’armi del sapere,
ché vita e desiderio fan vedere
anche le cose che il tempo mi toglie,
quindi riprendo studio e applicazione,
pongo le mani al rinnovato impegno
per dar la prova alfin d’essere degno
del mar che chiama alla navigazione.
Mi accingo allora, in poca compagnia,
a completare degli studi il corso
ponendo il morso accanto al lungo sorso
ovvero il cibo e il vino in sintonia.
Siamo rimasti un gruppo assai ridotto
poiché molti colleghi hanno lasciato
chi per impegni, chi perché stancato,
chi reso astemio da civil complotto.
Chi resta non ha perso certo il gusto
di ricercare il senso del buon bere,
del mangiar bene, l’arte del piacere,
anche se porta impegno assai robusto:
un corso da seguire a ore da fame,
tardo l’orario di ritorno a casa,
la testa di nozioni piena rasa
e notti insonni a preparar l’esame…
Ma in cambio di cotanto apprendimento
sapremo come scegliere e proporre
il vino e la bevanda che più occorre
per dare al cibo degno complemento!
In cambio si diventa sommeliere,
figura strana, un po’ paradossale,
gioca col fuoco eppur non si fa male,
come lo definiamo, in che maniere?
Enoico samurai? Sacro coppiere?
Umil maestro d’opra di cantina?
Scugnizzo allegro e colto di dottrina?
Un sobrio celebrante del piacere?
Mi piace immaginarlo una figura
che fa dell’armonia una militanza,
che chieda da se stesso l’eccellenza
e sappia offrire agli altri grande cura.
Ma forse è troppo grande aspettativa
pensare a un sommelier baldo sciamano,
la mente sana in un bel corpo sano,
cultore colto di materia viva.
Che ci volete far, siam nati invano,
dato non ci è di avere il mondo in tasca,
per affrontar del mondo la burrasca
su fragili vascelli navighiamo.
E se del cielo mancano i favori
e l’onde impensieriscono il nocchiere,
potremo consolarlo col bicchiere
e riportar con esso i buoni umori.
Dioniso e Bacco sono déi minori,
non hanno certo lo spessor di un Giove,
non han potere, in cielo, terra o altrove,
però senza di loro son dolori…
Perché se Marte vince in ogni guerra
e Venere governa ogni passione,
vittoria non vedrà celebrazione
senza un buon vin, servito dalla terra.
Così, per ogni buona libagione
venga del sommelier la professione!
MAESTRO!