Di Raffella Fortunato

Lunedì mattina, tempo grigio e nessun cartello stradale a segnalare la strada..La massiccia figura di Dick ten Voorde (titolare della Vino&Design di Reggio Emilia, importatore e distributore, tra l’altro, di alcuni tra i migliori Riesling della Mosella) intento a parcheggiare l’auto, mi conferma di avere raggiunto, alla fine facilmente, l’Enoteca Ciao Vino di Fabrizio Erbaggio a Varcaturo, località balneare sull’asse Napoli/Caserta, un curioso posto popolar/americano (per via del personale Nato che abita e frequenta la zona).L’ Ais di Napoli ha organizzato un “Riesling day” che prevede, oltre il Seminario mattutino, una cena degustazione al ristorante Sud di Quarto (sempre in “area”). Tommaso Luongo e Dick ten Voorde sono la garanzia di qualità che mi ha convinta ad anticipare il mio rientro in città per non mancare al Seminario mattutino.Per me il Riesling tedesco, (meglio assai se nella sua espressione cult, Mosella), vuol dire fascinazione nordica, viaggio nella purezza cristallina del freddo. E come un viaggio ho vissuto le degustazioni a cui ho partecipato, sempre organizzate dall’Ais, con produttori e relatori diversi, sempre belle e appassionate, alla scoperta di un territorio di cui ho visitato i confini (Rheinghau) e “l’origine” (Alsazia) ma non il cuore, l’”heimat”. Questo cuore l’ho trovato al primo sorso di ognuno dei riesling della Mosella che Dick ten Voorde aveva portato in assaggio all’ultimo “Vitigno Italia”…Come spesso succede per gli amori tardivi mi ha investito di vera passione.Le informazioni tecniche che ci vengono date, essenziali e precise, servono a farci comprendere, oltre il gusto personale, la qualità “fisica e metafisica” di quello che stiamo gustando.Siamo al cospetto di un grande antico vitigno autoctono, soggetto all’attacco di muffa nobile, impiantato da secoli in un territorio parimenti straordinario, che dà vita ai vini bianchi più fini eleganti e longevi del mondo.(Wine Spectator insomma non se ne occuperà mai!). Un vitigno impiantato da secoli in un territorio di cui esprime, in modo specifico complesso e profondo la composizione, la natura, il clima, il carattere, la storia, l’habitat, che dà corpo a vini che trovano un loro stupefacente equilibrio nell’intreccio tra grande acidità, basso volume alcoolico e residuo zuccherino naturale.Scorrono le slides in una soffusa luce verdolina, scatto qualche foto.La Mosella, lunga 545 km, è il maggiore tra gli affluenti del Reno, nasce nell’Alsazia francese, segna il confine tra Lussemburgo e Germania, attraversa la valle omonima (chiamata Mosel-Saar-Ruwer perché include le due valliate laterali dove scorrono i suoi due omonimi affluenti) per confluire nel Reno a Coblenza, dove forma il “Deutsches Eck” l’angolo tedesco, la punta della penisola che divide i due fiumi.Immagini del fiume che ha scavato anse profonde nel terreno di roccia d’ardesia (blu e grigia la più “pregiata”).Dick fa girare tra i nostri “banchi” un bel pezzo di ardesia blu, ci chiede di toccarla, per renderci conto di quanto la pianta debba “scavare” per radicarsi, di annusarla per riconoscere poi più facilmente nel vino il tipico sentore di “idrocarburo” .La vallata ha un’esposizione ottimale al sole, riflesso dall’acqua, “trattenuto” dal terreno scistoso che “restituendolo” alle viti favorisce la lenta maturazione delle uve e di conseguenza l’ampio spettro aromatico dei vini. Intere pareti di vecchie vigne, piantate a piede franco nel terreno ricoperto di roccia (che le ha protette dall’attacco della fillossera) che incidono a strapiombo sulle sponde del fiume, cinte da boschi che le riparano dai venti che spazzano i monti sovrastanti.Sono proprio intere pareti di viti, senza soluzioni di continuità, senza terrazzamenti, piantate a palo singolo nella roccia.Immagino la massa di verde ombroso che le avvolge al calare del sole, le forti escursioni termiche che tanto bene fanno al vino.Vedo i caratteristici borghi sulle rive, mi proietto in terza dimensione in cantine e “stube” a mangiare salsicce di fegato nere speziate con semi di cumino (non ci si può portare qualche dado di mortadella da casa?!). La zona enologica più prestigiosa è sita nella parte centrale della vallata, nella grande ansa, lì troviamo i monovigneti più belli, i produttori più importanti (grandi vigneti ma piccole proprietà per singolo produttore) i Riesling con “predicato*”, quelli che li apri dopo 25 anni e fai fatica a crederci anche a guardare e riguardare l’etichetta!L’etichetta di un Riesling è la sua biografia.Sotto il nome del produttore e del millesimo è indicato il paese di provenienza ed accanto ad esso il vigneto da cui proviene, la tipologia(* vedi pié di nota) talora il gusto (nel caso dei vini “Trocken” cioè secchi) il predicato, nei QbA e nei vini con predicato l’Ap number ovvero il numero che viene dato ogni anno ad ogni tipo di vino per distinguere le partite di imbottigliamento. Un solo neo frutto di un contrattempo: qualcosa è accaduto con lo spedizioniere e i vini, arrivati tardi, sono un po’ caldi….il riesling è un vino che viene dal freddo e reclama il freddo..Ci vengono presentati 6 vini, tre “trocken” e tre con residuo zuccherino naturale.Tra i tre trocken in degustazione, provenienti da tre zone diverse (Nahe, Mosella e Rheingau): la mia “stella” va ad un Kabinett 2001 di Markus Molitor, vigneto Zeltinger Schlossberg , Mosella [%11, 9 Res zucch 8,6, Acidità 8,2] Mi sembra il più tipico, netto, pulito, riconoscibile . Tra i tre con residuo zuccherino naturale (tutti e tre di provenienza Mosel-Saar-Ruwer) la mia preferenza va ad un Abtsberg Riesling QbA del 2000 di Von Schubert, [8,4 gradi d’alcool, RZ 51](che è il minimo Oechsle da raggiungere in Mosella per accedere alla categoria QbA Ac. 8,6.Trovo che ben interpreti la “trilogia” d’equilibrio tra bassa alcolicità dolcezza ed acidità. Il successivo, un Wehlener Sonnenuhr Spatlese di Dr. Loosen del 2007 ha un bel futuro davanti a sè. Al terzo, lo confesso, mi sono lasciata distrarre da una magnifica pizza con le zucchine “sfornata” dall’Antica Panetteria di Stefano Pagliuca, preferita, come abbinamento, alla classica con pomodorini….che è stata comunque mangiata ed apprezzata. Piccoli fragranti bocconotti ripieni di amarena (ed altro..io preferisco l’amarena) ci vengono serviti con l’Eiswein finale (un po’ caldo per le ragioni di cui sopra, ma anche, forse, un po’ giovane, mi pare che non sprigioni pienamente il fruttato). Chiacchiere, saluti e foto finali, torno a casa volando (con il pensiero) sulla mia Punto d’annata.Mi torna in mente una gita in battello sul Reno, molti anni fa, il bel verde profondo, imponente..Dimenticavo di aggiungere che il Riesling non conosce aiuto di botti e barriques…


Classificazione dei vini tedeschi:
Tafelwine (vino da tavola); Landwine (vino del paese); QbA acronimo di cui vi risparmio la traduzione, equivalenti more or less ai nostri Igt che vengono classificati in base al grado zuccherino raggiunto dal mosto (il grado Oechsle)C’è un grado Oechsle minimo da raggiungere perché un vino sia classificato QbA. E c’è un grado Oechsle superato il quale i vini rientrano nella categoria “PradiKat” (vini di qualità “speciali), la cui piramide, dal basso in alto è la seguente. Kabinett il primo ed il più leggero; Spatlese vendemmia tardiva cioè effettuata in un momento più avanzato dell’anno rispetto ai QbA e ai Kabinett. Le uve devono essere completamente mature; Auslese vendemmia selezionata, fatta a mano, gli acini possono essere stati anche attaccati dalla muffa nobile. Può essere anche secco; Beerenauauslese vendemmia di acini selezionati a mano attaccati dalla muffa nobile o almeno sovra maturi; Trockenberenauslese vendemmia di acini selezionati secchi, appassiti sulla piantasia per vendemmia “tardiva2 che per attacco della muffa.. di gran pregio vengono prodotti solo in particolari annate. Eiswein vendemmia di acini ghiacciati a temperature molto fredde, il ché porta ad una concentrazione naturale del mosto. Il ghiaccio cioè l’acqua viene eliminata durante la pressatura. Sempre dolce. Le classi QbA, Kabinett, Spatlese e Auslese possono essere sia trocken che con RZ.
Beerenauslese, Trockenbeerenauslese e Eiswin sono sempre dolci