Di Giuseppe Orefice *
Week end ricco di appuntamenti in Terra di Lavoro quest’ultimo di agosto appena trascorso, appuntamenti apparentemente scollegati tra loro, ma solo se ci si ferma alle prime apparenze. Sabato a Falciano del Massico nell’ambito della manifestazione “Profumo di Falerno” il convegno “Il Falerno è ancora una opportunità di sviluppo per il territorio” , e anche se volutamente il punto interrogativo non c’è ci si interroga sulle strade da seguire affinché lo sviluppo sia stabile e tangibile e affinché possa riguardare una fetta sempre più ampia della popolazione locale. Dal 2000 qui sono nate (o sono cresciute) oltre 15 cantine e altre 5 stanno per affiancarsi a quelle esistenti. Del Falerno ci si era dimenticati e invece ora è fonte di lavoro per diverse persone (circa 50 addetti), ancora poche però se si considera quelle che potrebbero crearsi intorno al vino, nel settore della ristorazione e dell’ospitalità rurale. In un territorio ricco di risorse gastronomiche ma anche di risorse ambientali, dall’oasi protetta del Lago di Falciano alla riserva naturale del Monte Massico, interessanti scoperte in campo archeologico stanno provando che qui è da qualche millennio che l’uomo prova a vivere in armonia con una natura che va dal mare alla montagna e per questo potrebbe rappresentare oggi una delle offerte turistiche più ampie della regione.Parla di viticoltura pulita, di biologico e di biodinamica il giovane enologo Gennaro Reale, a cui segue l’interessante intervento di Antonio Papa che traccia un percorso tra le tappe più importanti di quella che lui ama chiamare “la rivoluzione del Falerno”, si parla infine di sviluppo sostenibile e dell’alleanza tra produttori e ristoratori, di giovani e di agricoltura di prossimità negli interventi miei e del Sindaco di Falciano il dott. Giulio Fava. Quando parlo di giovani e della voglia di restare, di lavorare sul territorio per il territorio un po’ mi emoziono pensando che stasera qui i giovani ci sono davvero e che l’età media mia e dei “relatori” che mi precedono è al di sotto dei 30 anni, in una nazione che invecchia in ogni settore e in cui non si fa che dire che serve un ricambio generazionale, a Falciano qualcosa di concreto si è mosso se le voci di giovani appassionati sono riuscite a sovrastare quelle della generazione che le ha precedute e che talvolta è stata troppo adusa a lamentarsi e ad invocare ad ogni piè sospinto l’intervento pubblico. La serata si conclude nel migliore dei modi con i “guanti”: dolci tradizionali preparati dalle signore del posto, simili alle chiacchiere ma molto più leggeri e lavorati, accompagnati (un po’ a dispetto delle tecniche di abbinamento cibo-vino) dagli ottimi Falerno della zona dei produttori Nugnes, Regina Viarum e il Campantuono 2006 della Azienda Agricola Gennaro Papa, primitivo in purezza che lascia in bocca la potenza di queste uve e dei terreni su cui sono coltivate e che ricorda ancora una volta l’esuberanza dei giovani e il vigore delle loro idee.
Domenica invece si semina, si cura, si raccoglie, e non solo nell’orto, nelle terre di Don Peppe Diana nel bene confiscato agli Zaza e ubicato nel comune di Castelvolturno . E’ questa una terra ripresa, presidiata, che gode nel raccogliere di nuovo semi nel suo seno di “madre”, una terra che riceve di nuovo nutrimento dal sole, una terra che si riconcilia con il genere umano. E’ quella stessa terra trasformata in “luogo non luogo”, abbandonata, resa sterile, utilizzata per nascondere, volutamente non più guardata, che diventa terra di arrivi e partenze, di parole, esperienze, amore, giustizia, legalità, libertà, vita, armonia, una terra visibile, calpestabile, produttiva, fonte economica “pulita”, futuro di opportunità tangibile. Camorra, mafia, morte, bene e male sono parole pronunciate e a voce alta, perché si spiegano i significati, le etimologie, se ne comprende il senso.
*Fiduciario Condotta Slow Food Massico e Roccamonfina e sommelier Ais Napoli
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