Di Mauro Erro
I Marchionni sono un’antica famiglia di contadini che hanno sempre lavorato la terra. Quella d’altri. Nel 1978, dopo anni di sacrifici e lavoro, Benedetto, il padre di Fabio titolare dell’azienda, riesce ad acquistare in località Collestefano una vecchia casa colonica con annessa vigna. Un desiderio che finalmente si realizza, tanto che il nonno Savino, che per 50 anni aveva sognato di poter possedere un pezzettino di terra, fermatosi a guardare Collestefano, non voleva fare ritorno a casa. Fabio Marchionni si laurea in Agraria ad Ancona con una tesi sull’inerbimento in vigna interessandosi allo studio delle tecniche di produzione a basso impatto ambientale approfondendo i metodi dell’agricoltura biologica. Fu così che, per approfondire i suoi studi sulla conduzione biologica dei vigneti, si trasferì in Germania (maturando, però, anche esperienze in altri luoghi come l’Alsazia) per apprendere dall’esperienza dei vignaioli tedeschi. Oltre a lavorare presso vignaioli, Fabio maturò anche un’esperienza in enoteche tedesche a Berlino e a Colonia, che rappresentarono la svolta nella sua vita. Fu a Colonia, infatti, che per l’incontro eccezionale con alcune persone e per alcuni accadimenti straordinari, Fabio matura la decisione di produrre un vino dalle uve che fino ad allora venivano conferite ala cantina sociale di Matelica.
Il territorio
L’area si colloca esattamente nella zona centrale delle Marche a cavallo tra le province di Ancona e Macerata. Si tratta dell’Alta Valle dell’Esino, un territorio compreso nella parte montana del bacino del fiume Esino. La sua collocazione nel bacino interno marchigiano fa si che, contrariamente alle altre valli della regione, sia disposto lungo la direttrice Nord Sud e sia escluso agli influssi climatici del Mar Adriatico.L’Evoluzione morfologica di questa regione risale all’Era Cenozoica (Terziario) e precisamente al Pliocene (4 milioni di anni fa) quando emerge la catena montuosa degli Appennini ed in seguito ai processi orogenetici si formano le fasce collinari. Nel Pleistocene inferiore (2,3 milioni di anni fa) il paesaggio si approfondisce con faglie e fratture tettoniche poi modellate dagli agenti esogeni e l’erosione dei corsi d’acqua che causano un approfondimento delle valli fluviali. Le colline di natura argillosa e arenacea si degradano più facilmente delle dorsali montuose prevalentemente calcaree.
Le Vigne
Oltre Collestefano nel tempo sono state acquisite altre vigne e insieme ad altre in affitto, le migliori uve contribuiscono interamente all’unico vino aziendale. L’estensione è di 12 ettari circa, di cui la parte più vecchia con viti di 40 anni è a Collestefano fino ad arrivare a piante più giovani di sei o sette anni piantate su terreni molto variabili, di medio impasto, ricchi di calcare e in alcuni tratti argillosi.La densità di impianto varia abbastanza e va dai 1.600 ceppi per ettaro nelle vigne più vecchie, allevate alla vecchia maniera del doppio capovolto, ai 3.600 ceppi per ettaro dei nuovi impianti, allevati a guyot mono o bilaterale e innestati, vista la variabilità dei terreni, alla difformità delle pendenze e delle altimetrie come dell’esposizione, su portainnesti difformi: 1103 Paulsen, SO4, Kober, 420/A. l’altimetria media è intorno i 450 metri sul livello del mare.Dal 1995 i vigneti vengono gestiti secondo i metodi dell’agricoltura biologica (Controllo e Certificazione IMC – Garanzia Biologico Amab). Viene posta particolare attenzione alla gestione del suolo con la coltivazione di erbai pluriannuali composti da diverse specie erbacee. L’erbaio influenza positivamente la fertilità del terreno aumentando la sostanza organica, (humus stabile) e quindi la dotazione di elementi nutritivi. Inoltre, la presenza di diverse specie erbacee e con fioritura scalare è indispensabile per attirare un gran numero di insetti tra cui i naturali antagonisti dei più comuni insetti dannosi (predatori utili). Per la difesa fitosanitaria vengono utilizzati esclusivamente prodotti di contatto a base di zolfo, bentonite, silicati, alghe, cercando di contenere il più possibile l’impiego del rame.
In Cantina
La vinificazione avviene esclusivamente in piccoli serbatoi (10-20 HL) di acciaio inox dove raggiunge la stabilità fisico-chimica senza alcuna aggiunta di chiarificanti (chiarificazione spontanea). Non viene svolta la fermentazione malolattica. Il vino riposa fino al marzo, aprile successivo, quando è immesso al commercio dopo il giusto affinamento in bottiglia.
La Degustazione
Verdicchio di Matelica Collestefano 2003: il naso è caldo ed immediato su toni di frutta e timbri sapidi, quasi salmastri. Non evolve, è statico e non svela più di una rimembranza probabilmente minerale di “frizione bruciata” e una nota verde, bucciosa, che rimarrà anche a bicchier vuoto. Al palato l’ingresso è popputo, molle, la seconda parte della bocca dominata dall’alcol che, scomposto, chiude il sorso. Si parte con il meno bello dell’intera batteria, ma anche con il più apprezzato dalla maggioranza della platea.
Verdicchio di Matelica Collestefano 2005: l’autentica sorpresa già nel colore: è quello più carico di tutti nel timbro. Naso idrocarburico di nobiltà teutonica che recita cherosene, e frutta matura e dolce di albicocca, zafferano (botrytis?), echi balsamici e sottilmente officinali, di buona ampiezza, discreta complessità, ma statici. Bocca tesa e sapida in partenza, di buona larghezza, saporosa, contraddistinta da un finale dolce, caramellato di un probabile residuo zuccherino che allunga il sorso creando un universo parallelo alla spinta, poderosa, sapida.
Verdicchio di Matelica Collestefano 2006: il meglio in mezzo. Naso sottile, di soffusa austerità e leggiadra eleganza e gentilezza primaverile. Puramente sassoso, petroso, di rara beltà floreale di tiglio e gelsomino e acacia, di frutta fresca, di canfora, in un tripudio di erbe, su uno sfondo, qui più lieve che nel precedente calice, di idrocarburi e zafferano. Palato teso e “multidirezionale”, leggermente muschiato, affilato come una lama, saporito nella chiusura. Durerà ancora a lungo.
Verdicchio di Matelica Collestefano 2007: naso semplice di frutta, popputo di susina e menta, caldo, sapido, quasi sulfureo. Palato anch’esso immediato e semplice, chiude sapido, lasciando una certa astringenza.
Verdicchio di Matelica Collestefano 2008: il naso paga la giovinezza nelle note di frutta post fermentativa. Balsamico, sentori d’anice, di erbe, una supposta mineralità e camomilla in infusione. Al palato è ancora scomposto e abbisogna di affinamento in bottiglia, con le note di frutta in evidenza all’inizio e l’estrema sapidità alla fine.
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