ROMA (Reuters) – Più di 1,3 milioni di litri di Brunello di Montalcino declassati a Igt. E’ il risultato di un’indagine appena conclusa dalla Guardia di Finanza, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Siena, che ha visto il coinvolgimento di sette cantine, come si legge in un comunicato.Le indagini erano iniziate nel settembre 2007 e hanno interessato i più importanti produttori di Brunello di Montalcino Docg e Rosso di Montalcino Doc.Dei 6,7 milioni di litri di Brunello sequestrati, il 20% – oltre 1,3 milioni – è stato declassato a Igt Toscana Rosso.Su un quantitativo di 1,7 milioni di litri di altri vini a denominazione sequestrati (fra cui Rosso di Montalcino Doc, Chianti Classico Docg e Igt Toscana Rosso), oltre il 40% è stato declassato, e 100.000 litri sono stati inviati direttamente alla distillazione.Inoltre sono stati “sequestrati 400 ettari di vigneti sui quali erano coltivati vitigni non riconosciuti dal disciplinare di produzione”.”In estrema sintesi, si può dire che ingenti quantitativi di vino relativo alle annate dal 2003 al 2007 sono stati ‘tagliati o ammorbiditi’ con uve e vini differenti dal sangiovese, unico vitigno ammesso dal disciplinare del Brunello e Rosso di Montalcino”, spiega la nota delle Fiamme Gialle.Nell’ambito dell’inchiesta sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Siena 17 persone: otto hanno richiesto il patteggiamento, mentre le altre nove hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini per i reati di frode in commercio e falso in atti, in alcuni casi commessi in associazione. Una è stata inoltre denunciata per false informazioni al pm. Tra i nove che hanno ricevuto l’avviso di conclusione indagini, figurano il direttore del Consorzio del Brunello e due ispettori del Comitato di Certificazione.Sono sette le aziende produttrici rimaste coinvolte nell’inchiesta, iniziata nel 2007.A maggio dello scorso anno, gli Stati Uniti – mercato su cui finisce un quarto del Brunello – avevano minacciato il blocco delle importazioni dopo che il settimanale L’Espresso aveva rivelato che alcune aziende erano sospettate di non aver prodotto correttamente il famoso vino toscano.Il giro d’affari complessivo del Brunello è stimato in 120 milioni di euro l’anno.
Fonte: Reuters Italia
a prender scorciatoie spesso si finisce nei rovi…
…ma gli inguaribili ottimisti imparano a coglier le more.
sarebbe sempre meglio avviare su basi non di cronaca giudiziaria una riflessione critica sul rapporto tra grandi “loghi” e territorio, ma siamo in un paese affetto da sindrome del nato ieri. ogni giorno punto e a capo, dimentichi di quanto ci voglia per costruire. quando il marketing spregia la produzione in funzione della commercializzazione, quando l’obiettivo del profitto piega quello della qualità, penso allo scandalo parmalat e ricordo che nelle borse mondiali si trattano i futures sul brunello.
una notizia su tutte indica che il banco può saltare: il garante rischia la galera (i certificatori del consorzio). questo può voler dire la fine del gioco o, se fortunati, la temporanea chiusura del casinò.
il sistema si regge sulla credibilità costruita nel tempo, sempre al prezzo di sforzi e di una buona comunicazione. il ventennio trascorso ci aveva abituati a sorbire slogan del tipo “niente è vero, tutto è permesso”, trasformando un sasso nello stagno in una pioggia di pietre, una frana da vajont.
oggi l’onesto vignaiolo vede cielo scuro e lampeggiante e spera solo che non sia grandine. quella non risparmia nessuno.