Di Paolo De Cristofaro
Mi piace più questo, mi piace più l’altro. Per una volta la scheda di valutazione si fa così. Perché sono solo e soltanto queste le regole di ingaggio stabilite dal padrone di casa Conan per la prima edizione della Etilic Masson Night, sfida all’ultimo sangue tra ventitrè etichette italiane (con un intruso) chiamate a conquistarsi la cintura di campione davanti a dieci pseudoassaggiatori nella serata del più sfrenato cazzeggio enologico. Dieci batterie eliminatorie tematiche da due o tre bottiglie per iniziare e comporre il tabellone che li condurrà sino all’assaggio finale.
1° Batteria: “Neopauperisti da sud”. Il match si svolge sulla costa adriatica e mette di fronte la mediterraneità seria e composta del Notarpanaro ’97 contro l’aglianico in salsa molisana del Contado ’98. Passa in scioltezza il deuxième vin di Cosimo Taurino grazie al suo carnoso intreccio di toni fruttati e vegetali. Ma il contendente gli spiana la strada con un legno ancora invadente e qualche dolcezza di troppo al palato.
2° Batteria: “Uno, nessuno e centomila”. Questa volta ci spostiamo nella terra di Leonardo Sciascia, Totò Schillaci e del nero d’avola. Ed è proprio sull’ex vitigno più di moda del recente passato che si innesca la battaglia. Più combattuta, questa volta, ma la spunta con chiarezza il Neromaccarj ’01 di Gulfi. Per il buono ma troppo piccolo Terra di Ginestra ’05 di Calatrasi sarà per la prossima volta.
3° Batteria: “Intermezzo d’autore”. In funzione degli sviluppi del torneo, si rivela uno degli scontri decisivi. Da una parte la tradizione sperimentale vulturina del Canneto ’99 di D’Angelo, dall’altra il basso profilo del cru più longevo di Montepulciano, quello Nobile da prugnolo, il Vigna Asinone ’98 di Poliziano. Gara combattuta con ripetuti cambiamenti di fronte: il Canneto parte alla grande con note aranciose e di macchia mediterranea che con un po’ di fantasia qualcuno definisce giacosiane. L’Asinone se ne sta buono buono ad aspettare nella sua metà campo, puntando sull’equilibrio tattico e la solidità della struttura. E appena il Canneto cala un po’ nel finale, ecco la zampata decisiva della compagine più navigata che passa il turno e riceve una grande iniezione di fiducia.
4° Batteria: “100 % San Giovese”. Il tema promette bene ma qui c’è poco da santificare. E’ un noioso zero a zero con fischi dalla tribuna e spettatori che abbandonano anticipatamente lo stadio. E alla fine restano al palo senza passare il turno sia il Palistorti ’96 di Valgiano sia il Cavaliere ’97 di Satta, penalizzato per amor di verità dal classico infortunio di tappo.
5° Batteria: “Bordolesi d’Italia Unitevi”. Entrano in campo i pesi massimi e si sente. E’ un rigonfiar di muscoli che toglie qualcosa allo spettacolo ma non alla validità tecnica del match. Per cui i giurati decidono di consegnare il pass ad entrambi, attendendo di rivederli in prove più articolate. Ed è così che avanzano sia il Marchese di Villamarina ’96 di Sella & Mosca, sia I Palazzi ’98 di Trinoro.6° Batteria: “Enological S-Correct”. Mai tema preventivo si rivelò più azzeccato, considerando le performance nettamente al di sotto delle aspettative di due dei protagonisti più attesi. Bottiglie non a posto? Fase evolutiva complicata? La prima ipotesi viene in soccorso dell’Ambruco ’04 di Terre del Principe, assaggiato recentemente con tutt’altre impressioni. La seconda forse può spiegare la controprestazione del Terra di Lavoro ’01, ben difesosi nella verticale di febbraio alla Città del Gusto. Ma, in ogni caso, entrambi i rappresentanti campani restano al palo.
7° Batteria: “Maremma Riojana”. E’ la prima sfida a tre del torneo. Se la giocano un Vina Ardanza Reserva ’96 di La Rioja Alta, un Sassoalloro ’98 di Biondi Santi e un Avvoltore ’95 di Moris Farms. Il Sassoalloro si chiama subito fuori per via di un’evoluzione molto, troppo avanzata. Intriga il rappresentante iberico ma si sposta troppo velocemente su note un po’ bruciacchiate di caramellina e lampone. Fa un figurone invece l’Avvoltore, ferroso e salmastro con un tannino generoso a lanciarlo verso pronostici di vittoria.
8° Batteria: “Chianti Classico…”. I puntini sospensivi sono per la batteria che seguirà, ma anche per l’esito sorprendente di un confronto dai tanti significati filosofico-produttivi oltre che sportivi. La mancata tenuta del tappo costringe all’immediato ritiro il Vigna del Sorbo ’95 di Fontodi e allora restano uno di fronte all’altro il Chianti Classico ’99 de La Massa e il Montevertine Riserva ’95. Come in un derby Rangers-Celtic, c’è grande rivalità ma anche profondo rispetto tra i due sfidanti. Ognuno porta avanti con convinzione il suo credo: la moderna vocazione internazionale de La Massa contro l’orgogliosa e radicata sottigliezza del Montevertine. Il clima invernale rende il campo molto scivoloso e le agili ma snelle gambe brasiliane della creatura di Sergio Manetti soffrono. Ma alla fine è un pareggio che proietta al turno successivo sia Radda che Panzano.
9° Batteria: “…e meno classico (ovvero Bordello di Montalcino)”. Ultima trisfida che spiega più di tante parole la confusione che troppo spesso si innesca a proposito della più famosa denominazione italiana. Bocciato senza appello uno dei favoriti sulla carta come il Cerretalto ’95 di Casanova di Neri, restano a contendersi il passaggio il Brunello ’95 di Mastrojanni e il Vigna Fiore ’95 di Barbi. Si decide per un doppio lasciapassare per motivi molto diversi: il primo si apre pian piano su note floreali e di sottobosco senza esplodere mai fino in fondo sia al naso che in bocca, il secondo ha forse un pizzico di fascino in meno ma si mantiene integro fino alla fine.
10° Batteria: “Nebbiolo di montagna, ma il gusto ci guadagna?”. E’ la volta dell’incontro tra lo Sfurzat 5 Stelle ’99 di Nino Negri e lo Sfurzat Canua ’97 di Sertoli Salis. L’appassimento si sente, il nebbiolo e soprattutto la montagna un po’ meno e la giuria decide che per i due valtellinesi il torneo può finire qui.
E poi? E poi inizia il valzer dei quarti di finale, ognuno affidato singolarmente ad un assaggiatore. Delle prime tre batterie resta il sempre più sorprendente Asinone ’98 che si prepara ad affrontare in semifinale l’Avvoltore ’95, vincitore della sfida a tre dei sangiovesi contro La Massa e Montevertine (si sa, tra i due litiganti il terzo gode…). Nella parte bassa del tabellone i calci di rigore premiano il Brunello di Mastrojanni che attende un altro outsider di lusso, quel Marchese di Villamarina che la spunta con una doppietta in contropiede sui Palazzi di Trinoro.
Le semifinali sono un florilegio di emozioni e colpi di scena: il clima si riscalda, addirittura si accendono i fumogeni e deve intervenire il servizio di sicurezza dell’Ais per evitare il contatto tra le tifoserie. Quando l’Asinone supera l’Avvoltore c’è già chi parla di una nuova Ferrinopoli, la vittoria del Marchese di Villamarina su Mastrojanni mette la parola fine alle speranze dei talebani enologici.
La finale è senza storia: l’Asinone non cambia di una virgola rispetto al primo assaggio e col suo gioco non spettacolare ma molto efficace riesce ad aver ragione di un Villamarina che forse ha chiesto un po’ troppo nei precedenti turni e cala nettamente alla distanza.
E’ il momento della premiazione, è già pronto Cernizzaricci con la coppa da consegnare, il vincitore si prepara alla foto di rito. Ma si accorge presto che non c’è più nessuno a guardarlo: sono già tutti a bere riesling e champagne…
tutto cio è interessantissimo ma dove si è svolto? Chi è Conan? Buon anno Paolo
Non poteva esserci racconto più vibrante, più appassionate, più sottile, di una serata unica nella sua tipologia, apparentemente caotica ma assolutamente rigorosa con un vento leggero che spirava tra i calici.
Il tutto è espresso nel ricordo preciso dei particolari…
Complimenti Paolo!!!!!!!!!!!
Alla prossima con Conan sul suo cavallo nero da battaglia.
e bravo a Paolo…
Grande!!!
vorrei la moviola però sulla cronaca della partita al momento dei due campani…erano evidenti i falli e il cartellino rosso (in questo caso è evidente l’intervento di Moggi!!! :)
P.S. vedi che sono dalle parti tue…e tengo pure un paio di bocce di riesling…
Paolo ma quelo in foto ti somiglia veramente…
Ora che mi ci fai pensare: mamma mia che impressione!
Per Mauro: dove sei??? ho seteeeeeeeeee
per la singolarità del torneo e per il tuo incalzante racconto ho immaginato lo svolgersi di questo evento al Colosseo… ma dove è avvenuto?
concordo con Lello… sei proprio tu nella foto
Ciao Franco e ciao Marina. il “torneo” si è svolto, e non poteva essere altrimenti, a casa di Fabio Cimmino alias Conan. Dove Claudio ci ha stupiti ancora una volta con i suoi manicaretti e Fabio ha pariato come il pazzo sentendoci dire tutte le fesserie possibili di questo mondo… se non sbaglio c’era anche un certo presidente…
un gruppo di pochi fortunati amici allora… :-)
approfitto per fare gli auguri a tutti voi ragazzi
maronna mia…e che sfida!!!
brindo, ahimè da solo, avendo una moglie astemia (ancorchè splendida cuoca) con l’Asinone che, converrete, viene da molti autori di guide assai maltrattato ma che, a mio modesto avviso è un vinone e, chiedendomi quale sarebbe stato il verdetto se in campo ci fossero stati il Barolo di Cappellano di recente degustato all’Enolaboratorio AIS oppure, a caso, un Faro Palari “giovane” di un decennio.
Auguri a tutti e, in particolare, all’affabulatore Fabio!
La sfida è stata ad alto livello..e mi pare anche che la compagnia
non fosse da meno..Scusate ma associo sempre cibo e vino con questi VINONI ci volevano dei PIATTONI!
ps. Anchio concordo con l’Asinone.
BUON ANNO.
@Marina
Un tempo non molto lontano non esistevano i blog. Non parlo di 50 e neanche di 10 anni fa. Appena 4/5 anni or sono esistevano solo siti internet dedicati al vino. Il confronto e lo scambio tra i frequentatori avveniva solitamente sui “forum”. Oggi l’unico vero significativo sopravvissuto (per capire di cosa stiamo parlando) possiamo dire sia quello del GamberoRosso. La differenza è sostanziale. Sui forum esisteva un moderatore molto spesso latitante ed era la prassi quella di non usare il proprio vero nome ma un nickname, cioè un soprannome. Sui blog i commenti vengono, invece, sistematicamente filtrati e l’utilizzo di pseudonimi viene scambiato talvolta per finalità molto poco nobili, tipo aggressioni verbali mirate. Sui forum era, invece, normale perchè alcune delle persone che intervenivano ricoprivano ruoli “ufficiali” in guide, testate specializzate o altre realtà legate al vino ed avevano timore di ritorsioni a seguito delle proprie esternazioni. Io ho imparato a conoscere il vino, scoprendo produttori, tipologie, regioni, nazioni attraverso selezioni veramente “alternative” a quelle che a lungo ci sono state propinate dai canali istituzionali, ed aggiungo, nozioni e tecniche di degustazione che non trovi su nessun manuale, soprattutto da uno di questi forum, quello di Porthos. Per anni ho imperversato su quel forum col nickname di Conan. Ho smesso di frequentare, purtoppo, quando ormai la sua carica innovativa era quasi del tutto sparita e c’era gente che utilizzava nickname molto simili ai veri nomi creando confusione tra chi leggeva. Il ruolo dei forum è stato e rimane, a mio parere, fondamentale. Pensate che molti produttori, oggi premiati ed osannati, denominazioni minori ed intere regioni vinicole sono venuti fuori SOLO grazie ed attraverso l’attività dei forum. Scusatemi tutti per la lungaggine (ma su quest’argomento sarei e potrei andare avanti per ore…).
Ecco, comunque, svelato l’arcano di Conan.
Conan?!! Al massimo Superpippo.
Sì va bene anche quello !
Bellissima degustazione,
però ci trovo un pizzico di razzismo enologico nel
degustare due sforzati e nel cestinarli tutti e due.
La correttezza avrebbe promosso il meno peggio e l’avrebbe
poi bocciato alla manche successiva.
Per ripicca verserò nel lavandino una falanghina prima
di pranzo.
Saluti
Giulio
@ Mister Giulio: pensa che abbiamo bocciato persino i due campani per “correttezza”.
Ma “correttezza” de che?