Di Michela Guadagno
Dicembre è mese di natività, ci si trova indaffarati per il Natale e per l’inizio di un altro anno, a credere nel nuovo per fare posto a rinnovate energie ed emozioni, dimenticando quanto non è piaciuto dei mesi passati. Con questo pensiero l’11 dicembre arrivo a Cesinali per la nascita di un nuovo vino, c’è la presentazione della Riserva del Fiano di Avellino Pietramara “etichetta bianca” 2007 dell’azienda I Favati, ricevo giorni fa l’invito da Rosanna Petrozziello. Sono in macchina con Laura Gambacorta e Monica Piscitelli che segue a ruota, siamo in leggero ritardo per la degustazione prevista per le 18. Sullo spiazzo antistante la cantina rapidi i saluti e i convenevoli con Ugo Baldassare, Vincenzo Mercurio, Luciano Pignataro, Giampaolo Gravina, Annibale Discepolo, Antonio Del Franco, Angelo Maglio, Lello Del Franco, Maurizio Paolillo, Vittorio Guerrazzi. E Tommaso, dov’è? mi chiedono: e che ne so? In verità disguidi telefonici di giornata mi causano un’involontaria gaffe “istituzionale”, sono mortificata. Ci accomodiamo nella sala preparata per l’assaggio, scorgo le tre annate in degustazione, la neonata con l’etichetta bianca per distinguerla dall’altra bottiglia con etichetta nera della versione base, ed in più, altra differenza, la bottiglia è una borgognona e non una bordolese. Sì, ma vogliamo parlare del vino che c’è dentro? L’enologo Vincenzo Mercurio spiega che il fiano del vigneto in località Pietramara subisce un’unica vinificazione, ma poi viene differenziato da quello che andrà nella versione base, perchè la Riserva fa una macerazione pellicolare dell’uva prodotta nella parte nord del vigneto, e viene tenuto in acciaio fino a giugno e poi imbottigliato; rimane in vetro altri 6 mesi, per cui uscirà, a conti fatti, quasi contemporaneamente all’annata base della vendemmia successiva. Per bene evidenziare quanto detto, apriamo le danze con il fiano del 2006, che mostra da subito una buona freschezza al naso e in bocca, mentre a confronto l’annata 2007 risulta più morbida, anche dal colore più carico. Ritorno con il naso nei bicchieri che ho davanti, belle sensazioni minerali di un vino che non stanca, quest’estate al Festival di Aiello la 2004 mi sortì un analogo effetto, a conferma. Infine l’Etichetta Bianca, prodotta tra i 2400-2500 esemplari, mostra sentori di noce e di burro, e questa burrosità la ritrovo anche al palato, è un vino che farà parlare di sè. Tra i commenti alla degustazione mi sovviene la voce di Maurizio Paolillo che trova un giusto finale ammandorlato nella 2006, e da cui concorda con il nome Pietramara. Come mi piacerebbe continuare ad ascoltarli, ma ahimè non posso trattenermi, mi sento come Cenerentola che va via prima della conclusione della serata, mi perdo la cena di Rosanna a quanto ho sentito abbondante e gradita, ma devo andare, saluto e auguro buon Natale e buon anno, ma capiterà di incontrarci certamente altre volte prima delle feste. E mi domando ancora una volta tra tanti nasi esperti e palati fini e penne autorevoli, che c’entro io? Continuerò a chiedermelo, troverò la risposta…Qui il report sulla serata su Luciano Pignataro wineblog a firma di Monica Piscitelli.

Foto: Campaniachevai