Lo spunto lo offre la trasmissione Report con il servizio “Il piatto è servito” Lo slogan è semplice : “Qual è il prezzo giusto da pagare per un cibo..o un vino , il prezzo sotto il quale non è possibile andare per non fare danni ad un intero sistema.”Si parla di cibo,di agricoltura sostenibile e dell’utilizzo dei pesticidi e delle sostanze chimiche.Negli ultimi 20 anni si evidenzia che sono diminuiti gli utilizzi di zolfo e rame , che erano utilizzati fin dall’antichità, e sono aumentati quelli relativi ai fertilizzanti chimici ed ai nuovi ritrovati ,alcuni dei quali secondo autorevoli gruppi di ricerca già segnalati come cancerogeni, mà non ancora esclusi dal commercio. Interessante sapere che mentre in Europa le leggi permettono l’utilizzo di queste sostanze con residui anche significativi nei vini e nei cibi in commercio.Fa un parallelismo con paesi come il Canada dove le leggi sono molto più severe. Prendendo ad esempio il vino, in questo paese per esportare è necessario che ai controlli di dogana dopo le analisi presentino residuo ZERO! A questo punto si apre il discorso sul Biologico. E qui viene chiamata in causa un’azienda vitivinicola italiana, che non fa uso di pesticidi e utilizza soltanto prodotti naturali ed i soliti rame e zolfo. E’ un azienda che viene presa ad esempio perché esporta regolarmente in Canada. Questo tipo di coltura , ci spiega il produttore, ha sicuramente all’origine dei costi più bassi, i nuovi fertilizzanti ed i pesticidi hanno dei costi molto più alti. Il sistema Biologico dovrebbe rendere per una questione di minor costi di produzione i suoi prodotti meno costosi al consumo. In realtà la scarsa distribuzione, la mancanza di leggi in Europa che ne favoriscano lo sviluppo, gli interessi delle multinazionali della chimica oltre alle politiche speculative li rendono più costosi e quindi economicamente meno appetibili. Altro spunto interessante che poi da il titolo alla mia nota, parte dallo studio con il quale l’Università Chimica di Siena ha legato chimica,fisica ed economia elaborando il concetto di “Impronta ecologica”. L’università ha elaborato un metodo per calcolare per ogni prodotto un indicatore di sostenibilità. Cioè quanto del nostro pianeta viene consumato per produrlo e quali impatti ha sul nostro ecosistema. Da tale studio e dai calcoli del metodo empirico elaborato è emerso che, quando si produce un vino biologico l’impronta è di 7 metri quadrati. Per un vino prodotto con metodi convenzionali l’impronta è di quasi 14 (13,98) metri quadri. Non commento i risultati, perché non sono un tecnico, però non è cosa da poco.In pratica si consuma il doppio per produrre lo stesso prodotto “Il vino”. Questa analisi riportata a livello globale, mette in evidenza che il nostro modello di produzioneè poco sostenibile, perché di fatto consumiamo e sprechiamo troppo. Allora mi sono chiesto ma ogni volta che bevo un bicchiere di vino mi devo preoccupare di qual è la sua impronta ecologica e di quanto sto consumando del mio pianeta? Il mio modo di consumare può e deve esser più ecosostenibile? Provate ad immaginare qual è “l’impronta ecologica” del vostro consumo tipico in base a quanto e cosa avete bevuto o state bevendo.Per chi fosse interessato ai dettagli della trasmissione visitate www.report.rai.it
Ho appena pubblicato anche io sull’argomento: http://vino24.tv/post/535/pesticidi-nel-vino-ne-parla-report-su-rai-tre. L’argomento è delicatissimo e credo che prima o poi si dovrà necessariamente affrontare in maniera organica.
In passato si è cercato da più parti di analizzarne alcuni aspetti. Forse, anzi, sicuramente in maniera fin troppo timida…Il tema è “scottante” e va quindi giustamente affrontato in maniera capillare. L’invito è a noi sommelier ad intraprendere il cammino in prima linea!!!
C’è un aspetto ancora più inquietante su cui stavo scrivendo un post partendo da alcune osservazioni scritte da Armando Castagno in un suo bellissimo reportage sulla Borgogna, pubblicato su Bibenda numero 26 del novembre 2007: “A questo sconvolgimento delle stagioni va collegata un’altra constatazione, purtroppo indiscutibile: la sostanziale in diverse aree della Borgogna, come del resto di altre zone agricole europee. L’attività microbiologica registrata dieci anni fa in alcuni cru di fondamentale importanza, si è letto, è risultata prossima allo zero: e nessuno dei nove produttori da noi interpellati nel tema ha riferito di aver mai visto un lombrico nella propria vigna. Si spiega così il diffondersi dell’agricoltura biologica o di quella biodinamica […] Si tenta in questi casi di riattivare per via naturale il suolo, ormai annichilito dall’uso eccessivo di fertilizzanti, diserbanti, additivi e antiparassitari chimici”.
Scusate, ci deve essere stato un problema con internet, all’interno della citazione la frase corretta è
…la sostanziale “morte della terra” in diverse aree della Borgogna…..
Sarebbe importante secondo me se Tommaso riuscisse a mettere in rete il “lavoro” svolto durante il seminario che tenemmo alle stufe di Nerone proprio in tema “Biodinamico”. Decisamente antesignano alle successive discussioni in materia. Uno ottimo spunto di discussione, anche future, che l’Ais Napoli ha già avuto “coraggio” di affrontare, tra le prime, forse la prima delegazione ad accendere il rifelttore sul mai chiaro argomento Biologico/Biodinamico…
Lunghe riunioni a qualcosa saran pur servite…
Il seminario a cui lavorammo ed altre future iniziative ( di qui il mio invito…) vanno sicuramente incoraggiate e sostenute. Nulla di quanto fatto va cestinato, ma di certo il cammino da fare è ancora tanto…
http://www.enodelirio.it/RegioniDett.php?IdStoria=177
@Mauro: Vorrei vederli sti produttori alla ricerca capillare nelle proprie sottovigne di lombrichi a altri parassiti.
@Angelo: Quello sulle stufe di nerone è stato un vero défilé antiscientifico, quelli tanto cari ai Petrini, Vandana Shiva…e l’opportunista Capanna. Nient’altro. Non me ne vogliano male gli organizzatori a cui già espressi il mio rammarico e sdegno nei confronti dei relatori.
@ Guido: Domaine de la Romanée-Conti, Domaine Leflaive, Domaine Leroy…ma se vuoi ti do il numero di Armando così lo chiami e chiedi informazioni più precise :)
Dati, Mauro…i dati.
Scusami Guido, mi sono perso, ma di quali dati parli? In riferimento al post (puoi vedere la puntata di report e risalire di conseguenza ai dati, così come puoi leggere il link segnalato da Fabio), se, invece, ti riferisci al mio discorso sulla morte di attività microbiologica in riferimento allo scritto di Armando Castagno, credo partisse dai dati contenuti in “Burgundy Vintages 1846 – 2006” scritto da Jacky Rigaux – edizioni Terre En Vues, Clemencey, 2006 – dove ci sono i dati di studiosi quali Duvault-Blochet e Danguy-Aubertin con documenti storici e dati sulle vendemmie a partire dal 1361.
Se non bastasse sotto trovi il link di Theo Colborn che ha appena ricevuto il premio Goteborg per lo sviluppo sostenibile studiando in particolare il rischio rappresentato dalla presenza di sostanze chimiche di sintesi che persistono nell’ambiente.
“Ha avuto un ruolo pionieristico la ricerca da lei effettuata alla fine degli anni ’80 attorno ai Grandi Laghi del nord America, quando ha rivelato come alcune tossine sintetiche disregolino i meccanismi riproduttivi di uccelli e mammiferi, e come essi influenzino sistemi ormonali sensibili nella specie umana inducendo rischio di tumori e ridotta fertilità.”
http://www.endocrinedisruption.com/
Mi fà piacere vedere che sull’argomento ci si infervora e ci si appassiona.
Però noi siamo anche consumatori e probabilmente anche le nostre scelte quotidiane incoraggiano o meno le scelte e le filosofie di mercato.
Io non sono per il paradigma : Biologico/Biodinamico = Buono, il resto NON Buono.
Però lo spunto che volevo dare con il mio articolo non era riferito solo al vino.Era sulle scelte ecosostenibili in generale,anche di consumo.Se leggete il resoconto della puntata, quando si parla di suoli esausti e sfruttati,ci dovremmo spaventare nella prospettiva che l’unico modo di andare avanti e di Dopare i terreni.E come un’atleta spompato che non vuole fermarsi e che per mantenere i suoi standard si DOPA.!
Ciao a Tutti.
Report non è nuova a prese garibaldine (così come tutta RAI3) contro le biotecnologie. Già in passato la trasmissione si è interessata alla questione Biologico VS Transgenico. Il risultato inquietante è che la redazione della trasmissione, nella persona della Gabanelli, chiama a perorare la versione OGM-free, contadini, allevatori e coltivatori, disinteressandosi della comunità scientifica. Dunque per me non vi è nulla di nuovo nella trasmissione che voi citate. Ciò che tento di spiegare, è che qualsiasi studio, per avere un valore scientifico degno di questo nome, deve essere sottomesso ad una peer review…per poi essere pubblicata su una rivista con un certo impact factor.
Caro Mauro, io e te partiamo dallo stesso presupposto (e bene fai a citare la fonte che parla del rischio di tumori e ridotta fertilità). Fertilizzanti e diserbanti scatenano tossine e funghi patogeni. Ciò che reputo invece esiziale quanto esecrabile ( non so se a questo punto inizia il nostro spartiacque) sono gli interventi di orientamento romantico che raccontano di un passato mitico oppure usando categorie come naturale (bene), artificiale (male), biotecnologico (veleno), organico (sano). Il rischio è che questa cultura tardo-romantica alimenti una nuova inquisizione. Ecco perchè spingo verso il pensiero laico…in fondo il buon laico (mutatis mutandis) somiglia al bravo scienziato, dove davanti ad un bicchiere di vino non si lascia prendere nè dal panico apocalittico nè dall’emozione creativa. Non ricama teorie sui bei tempi andati, ma si concentra e cerca di fornirne una misura.
Ok, ma tu confondi piani diversi mescolando le carte. Un servizio giornalistico è un servizio giornalistico, così come un post o un articolo. Ognuno ha il suo linguaggio ed ognuno ha il suo fine comunicativo. Io non mi aspetto che report o chi per esso mi dia dei dati, ma delle informazioni (possibilmente veritiere), così come non mi aspetto che se Pino o Fabio scrivono di un vino biologico o meno stiano a sciorinarmi anidride solforosa 35 mg/l; zuccheri residui 2 g/l ecc. ecc. ; mi aspetto che sia lo scienziato a darmi i dati. Tu sei lo scienziato, quindi i dati me li darai tu. Però ogni volta che su questo blog appare la parola biologico o biodinamico tu t’infervori, spesso vai off-topic ed inizi un tiritera sul transgenico-ogm-e vattelappesca.
I dati sono dati, sia gli uni che gli altri e se la cosa ti interessa dovresti andarteli a cercare e verificarli tu, non chiederli a me accontentandoti solo dei tuoi: laico, m’insegni, vuol dire non asservito a nessun dogmatismo. Ma il tuo essere pro-ogm pare sempre più un dogma in relazione ad una tua negativa esperienza a proposito dell’evento già citato.
Ora, al di là dei dati, anche un po’ di buon senso. Il vino si è sempre fatto da tempo immemore. Che nel tempo sia diventato sempre più un bene di consumo e di conseguenza oggetto che deve essere dotato di alcuni parametri affinché sia vendibile pure lo sappiamo tutti. Rendere un vino stabile (concorderai che le parole vino e stabile messe insieme fanno un ossimoro, no?) perché lo si possa commercializzare, far si che la sua produzione in termini qualitativi e numerici, per meri motivi commerciali sia stabile, ecc ecc. utilizzando tecnologie moderne e utilizzando tutto ciò di cui la conoscenza umana è capace pure lo sappiamo, ma chiedersi se tutto ciò, se questa “forzatura” legata a motivi di produzione possa ledere la nostra salute, rovinare la terra e il vino che beviamo non la vedo come la Santa Inquisizione. (sta roba la scriveva un certo Mario Soldati 40 anni fa, e come vedi non è cambiato perfettamente niente)
Così come sorrido a coloro che etichettano i produttori biodinamici o biologici come i santoni della situazione, dei reazionari che vogliono tornare al medioevo. Un esempio su tutti, motivo di approfondimento recente: Gianfranco Soldera, produttore del Brunello di Montalcino Case Basse, considerato uno dei più grandi vini al mondo, sono dieci anni che in collaborazione con l’università di Firenze porta avanti uno studio sui lieviti indigeni scoprendo cose estremamente interessanti. Ora, quello che mi stupisce è che nessuno ne parli, tanto meno la comunità scientifica, i lieviti selezionati vanno una meraviglia e si continua ad etichettare Soldera come tanti altri come il Santone che s’aggira per le vigne parlando agli uccelli. Bah…
Scusate la lunghezza.
La prima parte della tua risposta denota solo una concezione molto, ma molto limitata del contradditorio. La seconda invece evidenzia un concetto di dato totalmente strambalato. Mi arrrendo su entrambi!!!
P.S: I famosi dati che dovrei fornirti te li inviai già l’altra volta…ma come vedo non sfrutti un vantaggio che noi umani abbiamo – due orecchie o occhi per ascoltre e guardare il doppio ed una bocca per parlare la metà –
Babbè, ci rinuncio. Sai tutto tu.
Alla fine credo che come spesso hai fatto diventi inutilmente offensivo. Senza ragione. La prossima volta che qualcuno pronuncia o scrive le parole biologico o biodinamico, sparalo, fai prima.
“dato che il mio dato da tutti è concor-dato…”
“posto che al mio posto nessuno si è op-posto…”
amo i contraddittori e le discussioni se pigliano una via costruttiva. stimo ugualmente guido (fusco) e mauro (erro) per quanto li conosco. e mi dispiace un poco non una sana scazzottata dialettica ma il di lei degenerere che ci priva del vedere in azione la nobile arte a tutto vantaggio di chi preferisce “regolare i conti in altra sede”. partecipare! e con un occhio sempre alle corde del ring, please. sennò la tenzone non è edificante.
Grande Luca! mi sembra che si facciano troppe filosofie.
I girnalisti ,aldilà delle posizioni di parte, danno le notizie.
Ognuno ci legge quello che vuole.
Ma siamo d’accordo che qualcosa và cambiato ? o và tutto bene ?
Economia sostenibile , è un concetto astratto ?
Io credo che chi segue il nostro mondo ,intendo quello del vino
abbia il dovere di capire se per bere un bicchiere di vino si deve
consumare più di quanto la natura può.
Ciao a tutti.
Se vi interessa:
ADNK (ECO) – 03/12/2008 – 12.02.00
ENOLOGIA: CALCOLO EMISSIONI DI GAS SERRA PER LE AZIENDE VITIVINICOLE
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INTRODOTTO DALLO STUDIO AGRONOMICO LOMBARDO ”SATA” Roma, 3 dic. – (Adnkronos) – Ogni comparto produttivo e’ ormai orientato verso una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a tutela dell’ambiente. Una nuova sensibilita’ aziendale che e’ molto piu’ di una tendenza ma, piuttosto, un vero e proprio cambiamento di paradigma. Lo studio agronomico lombardo ”Sata”, primo in Italia, ha varato un progetto ad hoc per le aziende vitivinicole, proprio per monitorare il processo produttivo dalla vigna alla bottiglia (ma anche la fase di commercializzazione) e migliorare l’efficienza ambientale della filiera aziendale. Quando si produce qualcosa consumiamo un pezzetto di Pianeta, sia sottraendo risorse, acqua, petrolio, etc., sia perche’ restituiamo scarti alla terra, primi fra tutti gas ad effetto serra. Il progetto ”Sata” monitora tutti gli input necessari alla produzione di un vino, dal vigneto ai fertilizzanti, dal consumo di carburante per i trattori, all’acqua dall’elettricita’, alle sostanze chimiche per uso enologico dall’acciaio dei macchinari, alla carta per le etichette, dal vetro, ai tappi, dal lavoro umano ai singoli processi lavorativi, fino alle risorse consumate per immettere il vino sul mercato e ”calcola” il loro impatto sull’ambiente. ”Il progetto ha come scopo la rilevazione degli effetti di qualsiasi operazione vitivinicola dal punto di vista del suo impatto ambientale – spiega il Leonardo Valenti, professore di viticoltura dell’Universita’ di Milano e autore del progetto, al giornale on line Winenews.it – In pratica, monitorando le emissioni di ogni operazione, costruiamo un processo di ottimizzazione complessivo, in grado di produrre un vino che, progressivamente nel tempo, abbia un sempre minore impatto sull’ambiente. Per adesso, abbiamo cominciato a lavorare in questa direzione con le aziende Caprai e Berlucchi e contiamo – conclude Valenti – di raggiungere i primi risultati concreti fra circa un anno”. (Red-Xio/Col/Adnkronos) 03-DIC-08 12:02 NNNN
Caro Marco Tonini,
ci tenga al corrente dei risultati ottenuti…
grazie
G.F.
http://www.acquabuona.it/2008/12/saverio-petrilli-biodinamica-una-mia-visione-personale/
http://www.acquabuona.it/2008/12/attilio-scienza-biodinamica-il-contesto-culturale/
Ho postato due link al sito dell’Acquabuona dove si sta sviluppando un vivace dibattitto sulla questione biodinamica.
I due interventi sono giustamente contrapposti ed argomentati.
Per chi sia interessato, naturalmente, o semplicemente curioso di capirci qualcosina in più.