Di Lello Del Franco
Chiedo scusa a tutti i presenti all’enolaboratorio dedicato al Chianti Classico le Trame di Giovanna Morganti. Sono veramente mortificato. Solo alla fine mi sono accorto di essermi fatto il laboratorio da solo. Un faccia a faccia con la signora Morganti della durata di 2 ore e oltre. Non ho la benchè minima idea se gli altri commensali abbiano sentito i nostri discorsi. Le mie domande, le sue risposte (più interessanti le seconde delle prime, lo so!). Il nostro viaggio mentale attraverso il suo vino, ma soprattutto attraverso il suo territorio. Il suffisso “In Chianti”, il caldo di Castelnuovo Berardenga, le rocce, le pietre e il limo del suo vigneto, gli alberi dei boschi del Chianti Classico e quelli più piccoli delle sue vigne, i suoi viaggi in langa e sulla cima dell’Etna, il suo passato da consulente enologa, insomma, la sua vita. Mi auto eleggo biografo ufficiale della signora di cui sopra. Le sooo tutteeee!! Chiedete, chiedete pure; volete sapere la prima annata prodotta delle Trame? 1990. Volete sapere l’annata più fredda e tardiva che Giovanna abbia mai prodotto? 1995. Volete sapere l’annata presentata, in cui ha capito che il vinitaly non faceva per lei? 1998. Volete sapere perché ha paura nell’approcciare il suo vino? Ve lo dico io. E’ una donna con il cuore limpido e il cervello allimato. Perché lavora tanto, e con estrema conoscenza, in vigna, perché in cantina c’è il minimo indispensabile, ma ci mette il massimo impegno consentibile. Volete sapere la definizione che dà delle Trame 2003? “Noooo! (di meraviglia) Si sente il frutto”. Volete sapere perché il suo secondo vino, venduto solo in cantina, si chiama 5? Perché gli stanno simpatici gli alunni che sono da 5 solo per la mancanza di impegno non per mancanza di capacità. Parlare dei singoli vini che c’erano in degustazione è sciocco, ma parlare dei “fili rossi” che uniscono tutte le annate non lo è. Rubo una frase di Fabio. “Nelle Trame non c’è frutto in primo piano”. Il vino si caratterizza per una spiccata mineralità e le affascinanti note floreali (da Sangiovese con le palle, parere personale), che sovrastano il frutto turgido che si stampa solo all’orizzonte. In bocca traspare la forza del terreno, forti acidità e una vivace complessità. Della capacità di tenere nel tempo non nutro nessun dubbio, almeno un decennio per le annate più calde come la 2000 e la 2003 ma per la 1995 e la 2001 lascio il più ampio margine di immaginazione temporale.
Grazie Giovanna, il resto è stato, solo, piacevole contorno.
PS: per le note di degustazione delle singole annate lascio spazio a tutti il resto dei partecipanti, nei commenti.
E’ vero, Lello, il tuo è stato un prolungato “vis a vis” con Giovanna, ma per me, comodamente assiso accanto a voi, è stata una goduria!
Con un prosieguo divertentissimo post Enolaboratorio, ovverosia la “scorta” im motorino da lassù fino all’albergo, che ha comportato un gran bel giro panoramico della città in notturna e che ha entusiasmato sia Giovanna che il marito, lasciando loro un’immagine affascinante (anche se non veritiera) della nostra città.
E per te, infine, una domanda: ma come fai a conoscere tanto bene tante zone vinicole?
Complimenti e alla prossima!
Luca Miraglia
Grazie per i complimenti..Per la conoscenza delle zone vinicole basta non fare un c_____o dalla mattina alla sera, quindi bere tanto e viaggiare altrettanto..
Lello, chapeau per la risposta!!
E’ francamente entusiasmante sapere che, in questo mondo che rincorre il nulla (a’ livella non ha ancora insegnato niente), esistono ancora persone come te.
Luca