Rispetto della natura, Espressione di un territorio, Passione di vignaioli. Sono queste tre frasi riportate sull’etichetta a riassumere la filosofia produttiva dell’azienda di Gennaro Iorio. Terra dei Doria è un ambizioso ed affascinante progetto portato avanti con competenza ed abnegazione al fine di valorizzare, implementandone la qualità, la produzione dei vitigni autoctoni della Liguria. Ed è proprio pensando al duro lavoro in vigna ( molte viti si trovano su terrazze sorrette da muri in pietra dove le pendenze vertiginose rendono a dir poco arduo l’uso di mezzi meccanici), alla serietà di un’attenta vinificazione tradizionale, e alla passione di quello che reputo senza alcuna piaggeria un autentico self made man del mondo del vino a tutto tondo ( chef caviste dell’Hotel de Paris, consulente per numerose aziende vitivinicole e società di distribuzione, etc.) che ricordo con piacere – assaggiando il suo vino- una frase di Filiberto Lodi trascritta dal grande Mario Soldati: “bisogna andare al vino, non che il vino venga da te”. Armati di queste nobili intenzioni ci accingiamo dunque, durante il nostro Simposio Sorrentino , a degustare finalmente il Rosése. Rossese Dolceacqua rosato, vinificato in maniera tradizionale con controllo delle temperature; fermentazione malolattica avvenuta in barrique di rovere di secondo passaggio dove poi è maturato per nove mesi. Prima dell’imbottigliamento il vino ha subito un solo travaso senza alcuna filtrazione. Dunque , dopo le doverose notazioni tecniche ecco che il vino si racconta…
Una veste rosa salmone limpida, trasparente, percorsa da caldi riflessi dorati e da un tocco cangiante di corallo seduce immediatamente lo sguardo. Rotea con eleganza carezzando le pareti del bicchiere e disegnando archetti fini e sottili che ci fanno pregustare un vino raffinato ed armonioso.
Intenso, delicato e fruttato, il primo naso dispiega un ampio ventaglio di fragranze nitide e fini di piccoli frutti rossi appena colti ( fragola, visciola, lampone, mora) e agrumi da poco spremuti ( pompelmo rosa , mandarino), che si esprimono con classe sopraffina per poi evolvere in sentori floreali accattivanti e volubili ( malva, violetta selvatica, lillà), note vegetali quasi soffuse ( bosso, cespuglio di ribes) ed effluvi di meravigliosa mineralità ( gesso, ardesia). Via via che il vino si scalda compaiono nuovi profumi fruttati, leggermente zuccherini, circonfusi da una sorta di dolcezza orientale ( bergamotto, albicocca secca).
Sin dall’attacco sapido, morbido e aereo, la bocca, elegante e ben strutturata, sfoggia la sua ricchezza sviluppando con maggiore enfasi il carosello percepito al naso. Le papille si lasciano corteggiare volentieri dai sapori floridi , quasi polposi ( coulis di frutti rossi, confettura di mirabelle, marmellata di arance amare, prugna candita) opportunamente rinfrescate da note vegetali ( felce e menta piperita) che preparano ad un nuovo assaggio. Fresco, privo di eccessi, lungo , ma non languido, il finale è caratterizzato da superbe espressioni citrine e minerali, in evoluzione costante.
Un vino rosè equilibrato, finemente elegante, ricco di carattere e personalità , che smentisce tutti coloro che relegano i rosati in una sottocategoria del vino .Quindi grande espressione del territorio d’origine attraverso l’inconfondibile verve sapida e minerale, ma anche vera passione che vien fuori e si palesa grazie alla profondità di un vino così autenticamente signorile.
Il Rosése accompagna in un vero sodalizio gastronomico, idealmente crostacei, pesci nobili, carni rosate, caprini freschi. A voler invece passare dalla teoria alla prassi, gli abbinamenti che mi stimolano col nostro vino sono i bocconcini di salmone al sesamo con avocado, un ragout di coniglio in pasta phillo, dei muffins al rosmarino con prosciutto d’anatra, un pancake all’aneto con caviale e salmone, un’insalata di astice , rucola e pesche. Non ultimo l’abbinamento del Simposio: zuppetta di patate con carciofi, tartufi di mare, lardo di maialino nero casertano e tartufo nero.
La Società Semplice Agricola Terra dei Doria gestisce, al momento, un vigneto assai frammentato : circa 4.000 m² situati in località Poggio Pini, Cru nel comune di Soldano. Uve Rossese, impianto dall’età media di circa 35 anni, molte viti risalgono al 1938. Come quello adiacente, di circa 2.500 m², impostati su terrazze sorrette da muri di pietra dove le pendenze vertiginose rendono quasi impossibile l’uso di mezzi meccanici. Altrettanti 4.500 m² situati nel Cru Luvaira ( Cian dei Morti ), nel comune di San Biagio della Cima, vecchie viti di Rossese in maggioranza, presenti tra i filari, oltre alle piante di Vermentino anche altri autoctoni come Rossese bianco e Massarda. Infine circa 4.000 m² in località sotto Santa Croce tra il comune di Vallecrosia Alta e San Biagio della Cima, vitigno Vermentino in prevalenza.
ho fatto l’errore di leggere il tuo articolo a stomaco vuoto e adesso sto un po’ “arraggiato”. Mi è piaciuto l’articolo e mi è piaciuto il vino, per me una piacevolissima scoperta.
Caro Pino la tua descrizione è talmente approfondita tanto che il vino mi sembra di averlo bevuto anch’io. Complimenti a te ed a Gennaro, il “responsabile” del vino, ma ora deve farmi assaggiare questo rossese rosato anche a me…..
Ciao a presto
Davvero l’abbinamento del Simposio sorrentino era eccellente, grazie a Pino per lo studio attento sui vini che propone, per me è un prezioso aggiornamento
Carissimo Massimo,
grazie per i sinceri complimenti. Aspetto di sapere le tue impressioni sul Rosèse, la cui “chiave di lettura” durante la degustazione è rappresentata anche molto dalla giusta temperatura di servizio…
Un abbraccio
Pino
Caro Pino, ho avuto modo di conoscerti e di apprezzare molto la tua professionalità. La degustazione è un’arte e tu sei un vero artista !
Non scrivo per ringraziarti degli elogi sul mio vino, ma per come hai descritto il vino rostato in generale, non dimentichiamoci che è stato il primo vino prodotto ( la storia del vino lo conferma ).
Quando sono in Italia, insisto a dire, grazie alla mia esperienza ventennale “provenzale”, che il vino rosato, quello che traduce una vera espressione di un territorio, magari da vitigni autoctoni, è il compagno ideale della cucina mediterranea, i suoi abbinamenti sono molteplici a volte inimmaginabili, e tu sei uno dei pochi a saperlo …
Ciao
Gennaro Iorio
Caro Gennaro , il tuo Rosese è stato una vera scoperta.
Devo dire che per me che faccio lezione anche per la Liguria nei corsi AIS è veramente didatticamente molto interessante.
Concorso con te che il rosato è una categoria dalle grandi prospettive, molto spesso non opportunamente valorizzato in Italia.
Ciao
Pasquale.