Di Lilly Avallone e Angelo Di Costanzo
Nell’immaginario collettivo popolare “il prosecchino” rappresenta il vinello da servire senza pretese come aperitivo, spesso da anonima bottiglia e quanto più di rado nell’appropriata flute; Ebbene, molto è stato fatto in questi anni per sensibilizzare anche i palati più effimeri alla buona conoscenza di certi vini che rappresentano indiscutibilmente un gran bel pezzo della produzione vinicola italiana e non soltanto per i volumi spaventosi che muovono in giro per il mondo ma anche per le eccelse qualità che sempre più si affermano come forte sostegno alle bollicine di qualità made in Italy e come validissima alternativa “economicamente sostenibile” alle più famose transalpine dello Champagne. Confidando altresì in una opportuna e proverbiale competenza professionale di ogni buon sommelier mutuiamo e benediciamo la definitiva caduta del diminutivo “ino” (che tanto sta al Prosecco come ogni pittore tentasse di qualificarsi come Van Goghino) alla luce di ciò che abbiamo potuto vedere di quanto si sta facendo in questa meravigliosa terra per migliorare e qualificare questo straordinario vino.Si può pensare alla terra del Prosecco come una vasta e pianeggiante area viticola, con distese a perdita d’occhio di vigne anonime e scomposte ma appena si ha l’opportunità di giungere in queste terre ci si rende conto di quanto fascino e cultura enologica sprizzi dai suoi pori, generosa con i suoi nobili e generosi interpreti. Il viaggio inizia a Rolle, piccola frazione di Cison Valmarino abbarbicato su per le colline trevigiane in uno scenario verdeggiante e ventilato caratterizzato da giornate estive luminose e miti e da notti con forti escursioni termiche dove domina il paesaggio il Relais Duca di Dolle della famiglia Bisol, tutt’intorno le vigne di questa azienda che si sta rivelando soprattutto negli ultimi anni assai dinamica che produce una serie di Prosecco doc di grande eleganza e finezza caratterizzati da profonda freschezza che solo grazie a queste particolari condizioni pedoclimatiche si possono comprimere in un vino. Lungo la Strada del Prosecco che scende giù verso Valdobbiadene si incontrano i piccoli comuni che contornano l’areale maggiormente votato a questo eclettico vitigno, da Miane a Guia incastonati in un bellissimo bosco di castagni sino alla zona per elezione del Prosecco denominata “Cartizze”, nei comuni di Saccol, S. Stefano e S. Pietro di Barbozza, piccolo Grand Cru trevigiano con i suoi 100 ettari suddivisi per circa 140 viticoltori. Qui il vigneto diviene giardino, le vigne si arrampicano lungo i terrazzamenti delle colline, con pendenze a tratti impensabili e l’ordine e la compostezza di come si inerpicano sui pendii sono gli unici elementi di discussione che ti viene da affrontare. Niente diradamenti, le uve hanno bisogno di protezione, per non cadere in surmaturazioni inattese e per difendersi dalle improvvise grandinate che qui, soprattutto in epoca di vendemmia sono il rischio numero uno. Queste vigne donano vini di una fragranza e piacevolezza sublimi, sentori floreali e fruttati intensi e persistenti con riconoscimenti nitidi di rosa, albicocca e mela ed un gusto asciutto, persistente su linee minerali ed un finale gradevole ed ammaliante, consigliamo a tal proposito di non perdere le versioni di Foss Marai, Còl de Salici, Val d’Oca, Bisol, Solìgo e Villa Sandi ed una raccomandazione generale: attenzione agli strafalcioni, il Prosecco Superiore di Cartizze può essere prodotto solo nella denominazione Prosecco di Valdobbiadene (comune di cui fanno parte i crù sopra citati) e non come qualcuno potrebbe desumere anche nella denominazione Prosecco di Conegliano. Scendendo verso Valdobbiadene incontriamo per strada diversi contadini nel trasportare le prime uve raccolte nelle aziende di vinificazione, la grandezza di questi luoghi sta anche nella enorme capacità di partecipazione che i vignaioli sono stati in grado di portare avanti con i progetti di cooperazione, Cantine Cooperative che riuniscono nelle loro fila tutti i minuscoli viticoltori che da soli mai avrebbero potuto affrontare progetti di vinificazione e commercializzazione mirati all’alta qualità come il mercato oggi richiede.Il nostro viaggio termina a Crocetta del Montello, presso l’azienda Villa Sandi di proprietà della famiglia Moretti Polegato, già imprenditori di successo nel campo dell’industria manufatturiera trevigiana (a qualcuno dirà qualcosa il marchio GEOX, nda) e da circa un trentennio sugli scudi per il gran lavoro di promozione che stanno portando avanti per il loro territorio. Qui si aprirebbe un’altro lungo ed articolato racconto da fare che preferiamo però conservare nella nostra memoria e raccontare attraverso le immagini postate, che parlano da sole e chiaramente di una realtà eccelsa della quale senza dubbio non si può tenere conto. A guidarci Roberto, gran cerimoniere di cantina e nelle degustazioni tecniche l’enologo Luciano Vettori assieme a Cinzia Zocca ed il direttore commerciale dott. Campesan (quattro persone a nostra disposizione!) a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per l’ampia disponibilità manifestata. Se pensate di aver visto tutto è il momento di ricredersi, se pensate che certi luoghi non hanno poi molto da raccontare statene certi che qui vi smentiranno a mani basse, se ancora esitate per raggiungere queste terre, rompete gli indugi e non perdetevi questo passaggio a nordest e per favore, non chiamatelo mai più “prosecchino”!
Sono rientrato dal plurididattico a Mogliano Veneto, ed ho approfittato per fare un giro per la zone circostanti.
Conegliano ,Valdobbiadene ecc.
Anche a me ha colpito la bellezza e la cura dei vigneti e
dei paesaggi.
Molto belli…dal contatto con le aziende si capisce che la qualità della filiera produttive è notevole.
Non è solo “Prosecchino”!
Pasquale.
Ciao Pasquale, abbiamo molta strada da fare. Si respira conoscenza e disponibilità ad ogni passaggio. Come ho precisato da Villa Sandi abbiamo avuto quattro persone che ci hanno seguito passo passo durante tutta la mattinata. Non sò quante aziende hanno la cura per il dettaglio come quella che abbiamo veduto noi.
Spero di tornarci presto da quelle parti, magari fare l’altro versante di conegliano e quello dei colli Asolani e del Montello…