Di Pino Savoia
“Solo chi manca di fantasia non trova una buona occasione per bere Champagne”.
Seguendo lo splendido consiglio di Oscar Wilde , ho cercato di fare anche di più. In occasione della degustazione organizzata da Cuzziol a Città del Gusto a Roma, della quale la nostra instancabile Michela ha già profuso “entusiaste” parole (qui), ho cercato di passare in rassegna tutti gli champagne presenti soffermandomi su di uno in particolare.
Si tratta del Brut Carte Blanche 1er Cru di Monmarthe. Una maison quest’ultima relativamente giovane (1930 l’anno di fondazione) a conduzione famigliare dove ogni champagne viene prodotto con le sole uve dei vigneti che costituiscono la proprietà. L’azienda si trova a Ludes – Champagne Ardenne , ed è proprietaria di 17 ettari classificati premier cru ( 94%) suddivisi al 30% tra i tre vitigni tradizionali: chardonnay, pinot nero e pinot meunier.Ma passando ora a parlare dello champagne in questione, prima di raccontare di ciò che ho trovato nel bicchiere qualche piccolissima informazione tecnica è d’ uopo.Uvaggio: 40% Pinot nero, 40% Pinot meunier, 20% Chardonnay. Assemblaggio: 3 annate. Vinificazione: fermentazione malolattica. Invecchiamento : 2 anni. Si faccia largo quindi alla seduzione delle bollicine…Percorso da finissime scintille verdoline e ramate, il vino si presenta nel bicchiere con la sua veste ammaliante di colore giallo dorato paglierino. Il fascino è ulteriormente evidenziato da una corona delicata, regolare e persistente, prodotta da una effervescenza finissima e vivace.Frutto, nient’altro che frutto, e un po’ di pasticceria…ecco quello vien fuori durante la fase olfattiva. Nuance meravigliosamente profumate di frutti gialli maturi ( albicocca, pesca saturno, mela cotogna) procedono di qualche inspirazione e giro di bicchiere i suadenti sentori di frutta esotica ( ananas, mango, papaia) e golosi effluvi di pasticceria ( miele di acacia, brioche) ancora un po’ evanescenti, ma già molto caldi. In bocca l’attacco è vivace e fresco, grazie alla leggerezza del dosage, che rispetta l’autenticità del vino. La presenza dello chardonnay nell’uvaggio si manifesta con chiare note empireumatiche ( mandorla e pancarré tostati), completate da un aroma soave e speziato ( vaniglia di Tahiti), prima che il pinot meunier e il pinot nero conferiscano al vino gustosi sapori fruttati ( coulis di piccoli frutti rossi, ciliegia e prugna candita) e molto più persistenti. La trama del vino è piuttosto lunga e ampia, con un finale netto, segnato dal ritorno delle invitanti note esotiche già individuate durante la fase di olfazione. Eleganza non priva di complessità: così si potrebbe descrivere questa cuvée esemplare nel frutto e nell’equilibrio, ideale per l’aperitivo ma altrettanto indicata per i prodotti del mare ( crostacei, molluschi, pesci) e del cortile ( pollame), se cucinati con arte. Oppure? Come arma seduttiva più tardi nella serata…
L’abbinamento del cuore:Coscette di rana in tempura di ceci, yogurt e mela verde di Raffaele D’Addio -Foro dei Baroni di Puglianello(Bn).
Non sò se è una coincidenza, non sò chi vince in questo confronto, sono solo felice che le bollicine in tutte le sue interpretazioni abbiano questa grande considerazione e larghe vedute…