Di Fabio Cimmino
Sudtirol o Alto Adige che dir si voglia !
Ho avuto la fortuna fin da bambino di andare a trascorrere, quasi tutti gli anni, una breve vacanza in Alto Adige. Mio nonno andava a Merano d’estate mentre la mia famiglia preferiva Cortina (un tempo Veneto, oggi Alto Adige) d’inverno non per un vezzo snob ma più semplicemente per poter sciare alla grande. Anche quando io ed i miei fratelli abbiamo superato l’età “arruolabile”, iniziando a scorrazzare per il mondo, ho mantenuto una costante frequentezione con questi luoghi. Il Merano Wine Festival, in questi ultimi anni durante i quali ha preso il sopravvento il mio delirio enoico, ha rappresentato l’occasione più ghiotta ed imperdibile. Superata anche questa fase (il Winefestival è diventanto oscenamente sovraffolato per consentire una qualsivoglia forma di approfondimento ma anche di degustazione accettabile) è arrivato il momento di far conoscere questa splendida regione d’Italia anche alla mia famiglia. Mia moglie si è, subito, letteralmente innamorata. Mia figlia, fortunatamente, pure. A questo proposito voglio sottolineare che il 99% dei bar e ristoranti hanno uno spazio all’aperto dedicato ai più piccoli. Molti sono organizzati anche all’interno (in caso di pioggia) con giochi da tavola e passatempo. Un piccolo-grande segno di civiltà e di rispetto che consente ai più grandi di potersi rilassare e godere la vacanza senza dover sacrificare i propri bimbi.
(OBERKAPILLHOF)
Quest’anno le cose non erano iniziate nel migliori dei modi. Ma… “non tutti i mali vengono per nuocere”. Avevo prenotato tramite internet un piccolo appartamento a Terlano, giusto a metà strada tra Bolzano e Merano. Purtroppo quello che avevo scelto ed avrei voluto io non era più disponibile ed allora mi ero fidato della signora accogliendo una sua proposta alternativa. Del resto in tanti anni di frequentazioni altoatesine sono sempre rimasto molto soddisfatto anche delle scelte, almeno sulla carta, più azzardate. Una volta sul posto, però, abbiamo ricevuto una grande delusione. La descrizione dell’appartamento era stata accurata e sincera, sia ben chiaro, ma l’impressione d’insieme era veramente molto negativa. Inoltre il caldo era insopportabile (la stessa Merano, secondo me, è sconsigliabile nei mesi estivi, quando l’afa diventa davvero insopportabile). Mi sono, così, messo subito alla ricerca di un altro posto. Ed ecco materializzarsi, ad oltre 1300 metri sul livello del mare, nel punto più alto di Meltina (12 km sopra Terlano, dove già ero stato quattro anni fa, ospite in un’altra bellissima pensione, lo Schlaneiderhof di Elisabeth Tratter) ad una manciata di passi dai boschi, completamente immerso nel verde, questo splendido maso condotto dalla famiglia Heiss (lui è il sindaco del paese, il cui centro è raggiungibile tramite una simpatica scorciatoia in pochi minuti d’auto). Merano si trova a circa mezz’ora percorrendo quella che è sicuramente una delle più belle strade asfaltate d’Italia. Alcuni degli appartamenti, come quello in cui ho alloggiato io, sono stati perfettamente e modernamente ristrutturati. Tutti prevedono una funzionale ed attrezzata cucina, tutti regalano una fantastica vista mozzafiato sulla valle. All’esterno giochi per i più piccoli ed una fattoria in piena ed instancabile attività con le sue mucche, i vitellini, galline, conigli ed un curatissimo orto. Circondata da sentieri incantevoli dove poter effettuare indimenticabili passeggiate. Piumino la notte e giubbino al mattino. Questa sì che è montagna!
Tra le cose da non perdere suggerisco, soprattutto, ma non solo, per i più piccoli, una visita al Centro Recupero Avifauna di Castel Tirolo. Se tutti auspichiamo un futuro senza più zoo lasciando che tutti gli animali siano liberi di vivere in santa pace nei loro habitat naturali, ecco quelli che potrebbero, anzi e perchè no, dovrebbero essere gli “zoo” del futuro. Non possiamo che applaudire a questo tipo di iniziative. I bambini qui si divertono tantissimo attraverso il sentiero botanico da percorrere alla scoperta delle diverse specie di rapaci e di piante così come ad assistere alle dimostrazioni di volo. Il tutto in un ambiente incontaminato, assolutamente scevro da qualsiasi tentazione consumistica (unica concessione la classica foto ricordo ma saremmo sicuramente anche più tolleranti considerato il fine nobile cui sono destinati gli introiti di questa inziativa totalmente privata, è bene sottolinearlo) solitamente riscontrabile, ormai, massicciamente nella maggior parte dei luoghi dedicati ai più piccoli. Le gabbie ci sono ma solo ed unicamente per accogliere gli uccelli malati o feriti che qui giungono per essere curati ed una volta guariti , ove possibile, reintrodotti nel loro habitat naturale. Siamo nel suggestivo scenario della collina di Castel Tirolo, l’assolata terrazza di Merano che sovrasta il panorama del Burgraviato e l’imboccatura della Val Venosta. Questo Centro è stato perfettamente organizzato dagli esperti Willy Campei e Florian Gamper che hanno fatto costruire ampie voliere, ciascuna studiata per le diverse esigenze delle numerose specie di rapaci presenti, preoccupandosi di assicurare un’ambiente circostante adatto alle esigenze di questi splendidi volatili. I dintorni di Castel Tirolo offrono, infatti, le migliori condizioni climatiche e logistiche per il rifugio dei rapaci in difficoltá. Insomma se passate da queste parti non perdetevi assolutamente questa visita; tra l’altro per raggiungerlo anche i pigri saranno “costretti” ad una piacevolissima spettacolare passeggiata !
Gastronomia: tra Meltina e Terlano due indirizzi da non perdere. Nel centro di Meltina troviamo Hermann Wiedmer ( 0471 668037 ) che produce sia un buonissimo speck che i salumi tipici della zona, lo sfiziosissimo kaminwurz in testa, così come dell’ottimo prosciutto cotto e della gustosissima mortadella, tutti ricavati da maiali rigorosamente nostrani. Non mancano le salsicce locali, il Frankfurter (di vitello oppure misto, più saporito se di maiale e manzo) ed il lungo Meraner, dalla grana grossa ed aromatizzato con aglio, pepe e cumino. Qui si possono trovare anche delle splendide carni ottenute da bovini allevati in libertà. Speciale la testina di vitello già bollita e pronta da mangiare previo leggero condimento. Un altro speck notevole, lungamente stagionato, lo trovate a Terlano, nella bio-macelleria Nigg (tel. 0471257128). Qui potrete scegliere tra pezzi più magri ed altri più grassi (sempre preferibili) seguendo l’orientamento del vostro gusto e, se proprio non potete farne a meno neanche in vacanza, della vostra dieta. Non perdetevi anche qui sia il prosciutto cotto (difficilmente dopo aver assaggiato questo o quello di Wiedmer potrete fare marcia indietro…) che i prelibatissimi Frankfurter. Ottimi, nonostante la manifattura dichiaratamente meno artigianale, perfino il ketchup e la senape che ho potuto comprare in questo stesso esercizio. Per accompagnare speck e salsicce vi raccomando di affidarvi senza esitazione ai pani locali (quello nero aromatico impiegato con lo speck si presta in realtà molto bene con tutti i salumi) .
Un’altra delle tappe immancabili se vi trovatre a Merano sono i “Giardini di Castel Trauttmansdorff”. Ben 12 ettari di terreno che circondano il castello con più di centomila piante di tremila specie diverse messe a dimora in quattro diverse aree allestite nel corso degli anni: giardini del sole, giardini acquatici e terrazzati, giardini boscati e paesaggi dell’Alto Adige. In ogni padiglione vengono illustrate le strategie di sopravvivenza di ciascuna pianta. Per gli instancabili che non si accontentano di una semplice lunghissima, quanto istruttiva, passeggiata nel verde, c’è veramente tanto altro da fare e visitare: dalla grotta con show multimediale sulla genesi e l’evoluzione del mondo vegetale al mosaico geologico, dalla serra delle orchidee al giardino giapponese. Oltre al ristorante è stata predisposta un’area attrezzata per chi vuole organizzarsi un simpatico picnic. Programmate, pertanto, più di una mezza giornata abbondante. Merita ! SCHLOSSWIRT
Vino e ristoranti: atto primo. Mi ero recato a Naturno, in Val Venosta, a Castel Juval, per incontrarmi con Martin Aurich affittuario della tenuta Unterotl dove produce un celebre riesling ma, a dir il vero, anche uno straordinario Pinot Nero di cui vi parlerò presto. Vigne tra i 630 e gli 850 metri sul livello del mare, soffiate dal vento di Fohn, per una produzione totale di circa 25.000 bottiglie. L’ incontro, vi anticipo, è praticamente saltato dal momento che un gruppo di visitatori ritardatari ha costretto Martin a rimandare, oltre ogni mia possibilità di tempo, la nostra chiacchierata. Giusto il tempo, dunque, di una stretta di mano e di prendere un po’ di bottiglie. In compenso abbiamo scoperto questo ristorante, lo Schlosswirt, di proprietà di Reinhold Messner (come del resto il castello e l’azienda vitivinicola), adagiato proprio sotto le mura. Atmosfera d’interni molto elegante ed affascinante con gli elementi rurali delle classiche “stube” tirolesi fusi alle contaminazioni della filosofia orientale buddista (se avrete modo di visitare a Castel Firmiano il Messner Mountain Museum , inutile in questo caso ribadire che si tratta sempre dello stesso proprietario, vi accorgerete ben presto di come la presenza di icone e tracce buddiste ricorra praticamante ovunque ci sia lo zampino di Messner) . Meritano anche i tavoli sull’esterno, praticamente incastonati tra le roccie, dove noi, approfittando della bella giornata, abbiamo preferito accomodarci. Il menù prevede quasi esclusivamente piatti della tradizione. Noi abbiamo provato in ordine sparso: l’abbondante tagliere di salumi e formaggi, un’ottima zuppa di gulasch, canederli allo speck e di fegato, un buonissimo stufato di pecora e dei fantastici dolci (la panna era così buona da lasciarci tutti stupefatti!). Il Blauburgunder (Pinot Nero) 2005 di Castel Juval ha innaffiato copiosamente e splendidamente tutto il pasto! Tra le altre soste golose in zona che mi sento di segnalare vorrei ricordare l’accogliente ed informale Zum Hirschen di Vilpiano. Pochi piatti ben eseguiti con un occhio all’estetica, moderna e molto ben curata, senza dimenticare la sostanza e, soprattutto, il sapore. Ci ha colpito, in particolar modo, l’entrè servita al nostro arrivo: un pinzimonio con una salsina macchiata di rosso che ha fatto a tutti ricordare da subito il ketchup. Alla nostra domanda per chiarire di cosa si trattasse il proprietario ci ha risposto sorridente e divertito “Comunissimo ketchup…” Un modo per sdrammatizzare la seriosità che fin troppo spesso attraversa, di questi tempi, l’altisonante mondo della cucina d’autore. Bravi!
Sigmar & Sebastian STOCKER Ancora vino: atto secondo. Queste sono le realtà che, ormai, sempre più mi interessano. E queste sono le realtà di cui vorrei esclusivamente interessarmi e parlarvi. Non sono un appassionato di bollicine ma di bottiglie da Stocker ne ho comprate, comunque, un bel pò, soprattutto del Nature e della Riserva. Non ci sono cartelli ne segnalazioni stradali. Non potete capitarci per caso. Se volete arrivare dagli Stocker dovete volerlo veramente. Basta chiedere in paese e riceverete le giuste informazioni per raggiungerli. Dovrete fermarvi ancora una volta quando avvertirete la sensazione di essere vicini per provare nuovamente ad ottenere le ultime indicazioni utili per individuarli. Non abbiate timore, poi, una volta entrati nella piccola tenuta familiare di chiamare il cellulare riportato su una delle porte di ingresso della casa-cantina. Sebastian e Sigmar, padre e figlio, saranno subito da voi per assaggiare insieme i loro vini, se siete fortunati accompagnati da qualche fetta di saporito speck locale. Non solo bollicine. Ma anche vini fermi sempre rigorosamente bianchi: un originalissimo Weiss Terlaner dall’omonima uva autoctona ed un buonissimo Sauvignon, elegante, sobrio e maturo al punto giusto, che rifugge gli schemi intensamente profumati e verdeggianti che spopolano tra gli appasionati di taluni circoli enofili. Pinot Bianco e Chardonnay completano l’uvaggio per la base degli spumanti. Le uve provengono solo ed esclusivamente da vigne di porprietà da alcuni dei cru più importanti della zona come il Vorberg. La cantina è piccola ed accogliente, qualche tino di legno e diversi serbatoi d’acciaio ma sopratutto una collezione di bottiglie in bella mostra che il padre custodisce gelosamente da cinquant’anni a questa parte. Una sorta di memoria storica del vino di Terlano. Tutti gli spumanti sono ottenuti con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia e sono tutti millesimati anche se è solo la riserva (80 mesi sui lieviti) a riportarlo in etichetta. Il Nature, non dosato, viene prodotto su richiesta, richiesta notevolmente aumentata in questi ultimi tempi come mi sottolinea Sigmar. Ho così trascorso, allegramente ,un bel pomeriggio agostano a bere e parlare di vino, il vino che vorrei ! Sempre a Terlano ho visitato la Cantina di Terlano celebre per i suoi bianchi d’antan e dove lo stesso Sebastian Stocker è stato cantiniere per anni. Che dire. Una realtà di segno diametralmente opposto. Tutto molto preciso ed organizzato, nulla da dire. Vini impeccabili: grandi numeri a prezzi accessibili. Io di tutta la vasta gamma di etichette continuo ad apprezzare in particolar modo il Vorberg di cui ho assaggiato un ottimo 2001 ed un buonissimo 2000. Le rarità (ogni anno esce da questa cantina un vino bianco, 100% Pinot bianco, Chardonnay oppure Sauvignon, a secondo di quale sia stata la miglior selezione d’uva ottenuta in quel millesimo, con almeno 10-12 anni di invecchiamento) pur rappresentando il vertice qualitativo non le considero dal momento che la reperibilità, non tanto il prezzo, è alquanto difficoltosa.
Chiosa:Sento tanto parlare di un Sudtirol insofferente e dallo scarso senso di appartenza allo stivale (eufemismo). Probabilmente sarà pure così. Eppure gli altoatesini che ho incontrato io, con tanto di bandiera sudtirolese che sventolava praticamente dappertutto, perfino sullo schermo del telefonino, mi sono apparsi meno intransigenti, estremisti e “separatisti” di quanto mi aspettassi, soprattutto nei riguardi di un napoletano. Non voglio scendere in considerazioni “politiche” che non penso ci interessano. Una loro autonomia già la hanno e mostrano di saperla gestire alla grande. Se penso che in Catalogna sono riusciti a far passare il catalano non vedo perchè meravigliarmi se molti sudtirolesi zoppicano con l’italiano. Nei giorni successivi al mio rientro, poi, i due campioni olimpici altoatesini Josefa Idem ed Alex Schwaezer (criticato a quanto pare perchè “troppo italiano”) hanno confermato questa mia ingenua impressione. Avete visto la Josefa, in TV, parlare con i figli passando dal tedesco all’italiano con una sgrammaticata naturalezza che, almeno a me, ha commosso. E qualche giorno dopo cantare a Ravenna quell’inno di Mameli che solo quattro millesimi le avevano negato a Pechino…
Chiosa 2 (divagazione):
Sempre durante la mia trasferta in Alto Adige ho incontrato gente da ogni dove e sapete una cosa ?! Molti comuni del nord subito dopo l’esplodere della crisi della “munnezza” a Napoli si sono attivati per la differenziata accellerando prepotentemente in questa direzione. Più che probabilmente noi napoletani siamo ancora molto lontani dal risolvere i nostri problemi ma di una cosa possiamo esser certi: grazie al nostro esempio, seppur negativo, abbiamo acceso i riflettori su un problema che riguarda tutti e potrebbe capitare ovunque… meditiamo gente, meditiamo!
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