Non si può non condividere queste riflessioni che copio ed incollo da qui…anzi ne approfitto per una pubblica manifestazione d’interesse rivolta agli enti preposti: l’Ais Napoli si propone per contribuire a colmare le lacune della comunicazione enogastronomica “aeroportuale” dello scalo partenopeo. Noi ci siamo! (T.L.)
Di Monica Piscitelli
E’ partito oggi alle ore 6.30 il primo volo ‘Salerno Costa d’Amalfi’ – Barcellona, uno dei collegamenti che da Pontecagnano, in provincia di Salerno, porterà i turisti a Milano, Barcellona e Bucarest. Il secondo scalo della Campania diventa realtà e punta da subito sulla promozione dei prodotti tipici salernitani. Nel pomeriggio è atteso infatti il volo per Milano per il quale è prevista la distribuzione ai passeggeri di nocciole Igp di Giffoni Valle Piana e spumante cilentano. Raccolgo la notizia dall’Ansa e ne rimango colpita. Il pensiero corre allo scalo napoletano e al suo duty free shop, del quale ho più volte lamentato con gli amici la misera offerta di prodotti campani. Al punto che mi ero ripromessa di andarci di proposito con carta e penna per appuntarmi quello che sommariamente ho registrato a memoria, ma che è assolutamente evidente anche ad un’occhiata superficiale: pochi articoli di produzione locale e molti del Nord Italia. Elegantemente confezionati, si, ma assolutamente fuori contesto. Con tutti i salumi, miele, torroni, paste alimentari, formaggi e così via, che la regione produce, non troviamo di meglio da fare che compiere l’ultimo atto della nostra promozione agroalimentare facendo un regalo ad altre regioni?! Non ne parliamo dei vini: poche bottiglie in confronto alla varietà disponibile e una scelta limitata ai mostri sacri dell’enologia campana. Almeno loro. E pensare quanti soldi si spendono per girare lo Stivale e l’estero per presenziare le fiere di settore. All’aeroporto i nostri piccioni viaggiatori per i mercati esteri sono là, fanno il trasporto a spese proprie, e noi li facciamo volare via senza legargli niente alla zampina? Andando oltre. Proprio in aeroporto, perchè non pensare a un minihappening in cui a rotazione si presenta un’area produttiva della regione, uno dei tanti prodotti regionali? Certo questa è una questione sulla quale dovrebbe lavorare, più che la società che gestisce lo scalo, che non ne ha interesse (se non quello di animare il negozio), un ente di promozione o un produttore intraprendente. Insomma: mi sembra un principio elementare: lasciare ad ogni costo, in un momento carico di emotività come la partenza, un ricordo tangibile, a chi lo ha visitato, di un territorio e del viaggio compiuto, sfoggiando scaffali grondanti delizie di ogni tipo. Non deve essere possibile guadagnare l’uscita senza un feticcio scaccia malinconia, un prodotto utile alla rievocazione, a casa, di fatti, persone e luoghi. Il cibo è un grande veicolo di messaggi che partono dal nostro interno e che risalgono dall’esofago attanagliandoci e spingendoci all’azione. All’acquisto, guarda un po’. E vero, certo, che il prodotto che si consuma al rientro non ha quasi mai lo stesso sapore di ciò che si bevuto e mangiato sul posto. Già. Meglio: un motivo in più per tornare! Di tutto questo Capodichino o chi per lui, si fa beffe. Non per riattizzare malevole competizioni tra le due province, ma bisogna dirlo: Salerno ci ha pensato.
colgo ed estendo la riflessione di monica. “alle porte d’ingresso della capitale solgono porsi i monumenti a quanto di ottimo quella terra sa dare”. tradotto in napoli, oggi, al nostro scopo: aerostazioni, scali marittimi, grandi stazioni della ferrovia (etc.) sono le porte odierne della città, punto di riferimento del “suo” territorio. il viaggiatore in esse può trovare, e portare con se, un saggio del meglio prodotto dal territorio. a patto che le forze che governano il territorio abbiano interesse e consapevolezza nella promozione, a patto che le forze produttive del territorio abbiano voce. nei luoghi dove tutto ciò funziona, il marketing territoriale è una pratica dalle ricadute lusinghiere per l’immagine e le economie locali. nei luoghi dove non è chiaro quali forze governino il territorio e le forze produttive locali sono afone perchè raffreddate, più forte deve essere l’azione di spinta da parte delle coscienze attive (ciascuno dalla sua tribuna, intellettuali publicisti comunicatori associazioni comprese). poichè il marketing territoriale è il frutto di azioni programmate ma concertate, ecco che si rende quantomeno utile non solo il lancio delle buone idee, ma anche la partecipazione alla loro promozione e messa in atto.
nella nostra terra, senza attendere che evolvano e s’illuminino le forze di governo e che alle forze produttive passi il raffreddore, anche l’iniziativa di una singola associazione pone una pietra. e sono tutte pietre angolari.
Questo è uno degli esempi ,mà c’è ne sono tanti altri ,che fà di Napoli una città bella è impossibile come recita una splendida canzone di Gianna Nannini.
Monica mette a nudo il problema più grave che affligge la nostra città, la mancanza di una strategia che tenda a valorizzare e che metta in sinergia i luoghi con le nostre produzioni locali.
Quello che fanno in tutto i luoghi del mondo, anche a Salerno a quanto leggo, tranne che a Napoli!.
Speriamo che le denunce servano ad avviare il risveglio delle coscienze.
Pinot63