di Giacinto Chirichella

Il rosato è cosa buona e giusta, soprattutto in questi giorni di calura estrema. Della “Grande Notte del Rosato” alla Fabbrica dei Sapori e dell’instancabile coppia Pignataro/Mogavero se ne è già parlato nell’ordine sia sul puntuale blog Campaniachevai di Monica Piscitelli, sia sul sito di Luciano, sia qui su Ais Napoli. Serata piacevole, con fiumi di rosato e svariati piatti a fare da sponda, il tutto introdotto da un preserale interessante ed imperdibile: una degustazione di rosati francesi per pochi fortunati ritardatari e non…
L’introduzione è stata curata da Luciano Pignataro, mentre dentro e fuori La Fabbrica si ultimavano gli ultimi ritocchi, uno spumeggiante (si è proprio il caso di dirlo!) Giovanni Ascione ha poi preso il timone e condotto magistralmente da un buon Cicerone l’intera degustazione: tono sobrio, divertente al punto giusto, sciolto, mai troppo tecnico e forzato, mai finto, davvero bravo e piacevole! Partendo da un’introduzione sul mondo del rosato, senza essere maiaccademico, noioso e come dire troppoAis (mmm forse questo è il luogo meno idoneo…) all’insegna del motto: “Per i francesi il rosato è una cosa seria” si è dato il via alle danze, puntellando qua e la il breve viaggio con qualche aneddoto (che non vi svelerò) come quello della matita numero 2 o quello del mutuo per i quattro Champagne Rosè…Ma passiamo al vino

Côtes de Provence Réserve 2006 – Domaine Saint Jean de Villecroze
Si inizia dal cuore della Provenza, precisamente da Villecroze, piccolissimo comune alle spalle della Costa Azzurra, nell’entroterra qualche km più a nord di Saint-Tropez. Domaine Saint Jean de Villecroze produttore prestigioso, capace di stregarmi con questo rosato riserva 2006 cuvée Cinsault (80%) e Grenache (20%). 5 ore di macerazione, pressatura leggera, per un 12,5% di pura eleganza e godimento. Alla vista potrebbe trarre in inganno, appena servito sembra quasi un bianco d’antan, con un colore mutevole tra il vermiglio rosato e l’arancio pallido tendente al giallo. Al naso è molto delicato, con leggeri aromi di spezie e fiori secchi; una semplice complessità da ricercare, con attenzione e capacità di ascolto. Al palato è sapido, con un fruttato leggero, roccioso, molto minerale, molto lungo, per niente stucchevole e noioso, con un’alta acidità che vibra e sgrassa. Un vino di corpo, sottile, ma deciso e con una spiccata personalità, da riprovare con più calma, a tavola, anche in una serata autunnale in compagnia di qualche ricco affettato o magari di qualche carne bianca; credo si presti anche bene a qualche anno di conservazione, per carità sarà eccellente anche come aperitivo, ma credo meriti molto di più. Da segnalare il sito del produttore anche in lingua italiana.

Touraine Pineau d´Aunis La Rosée 2007 – Jean François Mérieau
Si passa alla Valle della Loira, nel villaggio di St. julien de Chedon, zona centrosettentrionale della Francia. Un rosè di Pineau d´Aunis, antico vitigno autoctono della Loira a bacca scura, noto anche con il nome di Chenin Noir. Quest’uva pare sia molto adatta alla produzione di rosè, peccato negli anni sia quasi scomparsa! Jean-Pierre Robinot, tra gli altri, sempre con quest’uva produce dei rossi interessanti e dallo spiccato timbro territoriale. Ma torniamo al nostro rosato, sicuramente molto più ruffiano e piacione del precedente. Alla vista è molto concentrato quasi al livello di un rosso, è limpido e con riflessi interessanti. Al naso siamo più su di un classico rosato molto fruttato, ma con un tono speziato davvero particolare. In bocca è potente, vivo, molto aromatico; si apre subito in maniera ingombrante, ma non dura poi tanto a lungo. Rosato per certi versi un po’ più bibitoso, più divertente, piacevole, da bere giovanissimo anche lontano dalla tavola, in barca, sotto al sole, grazie anche ai suoi 12 gradi. Grande vitigno, secondo me molto interessante, risultato finale un attimo meno! Qui il sito.

Vin de Pays des Côtes de Thonghue Les Oliviers 2007 -Domaine de MontMarin
Si prosegue tornando in Provenza, in Linguadoca (Languedoc), Francia del sud. Produttore specializzato in rosati, in questo caso blend di Syrah e Cinsault. Il Cinsault è un vitigno che si presta molto alla vinificazione in rosato, il Syrah dona invece quel tocco di potenza in più. Il colore è più scarico del precedente, più antico, per certi versi meno limpido e più snello. Al naso è aromatico, ricco di sentori di erbe e frutta esotica. Al gusto è fresco, potente, fruttato, glicerinoso, grasso, con una chiusura quasi dolce che ricorda il caramello. Il blend è riuscitissimo, molto calibrato, con un alcol che viaggia alto, ma che stenta a farsi riconoscere. Credo sia un vino capace di durare un po’ di anni, nell’attesa si presta bene all’abbinamento con una bella zuppa di pesce di quelle molto saporite, magari un po’ piccante, magari non necessariamente estiva. Sito web non pervenuto…

Champagne Brut Rosè Premier Cru à Jouy-lès-Reims – Aubry
Chiudiamo in bellezza, ma qui parliamo di Champagne, Champagne rosè, quindi saliamo di qualche gradino più su…Francia settentrionale, regione Champagne-Ardenne (del resto non poteva essere altrimenti), Montagna di Reims: qui i due fratelli Pierre e Philippe Aubry hanno intrapreso un discorso orientato verso il rispetto delle tradizioni, l’originalità e la qualità. Questo Rosè Premier Cru è un blend di Chardonnay (60%), Pinot Meunier e Noir (25%)e vino rosso (15%) di una vecchia vigna di Meunier “Les Noues” a macerazione parziale. 26 mesi sui lieviti. Agli occhi si presenta con un bel colore rosso buccia di cipolla. Il naso è fresco, profumato, avvolgente con aromi che vanno dalla fragola ai piccoli frutti rossi. In bocca poi ti cattura, bello, vivo, vivace, croccante, con una finezza incredibile ed un’eleganza a go go. Bollicine setose che carezzano delicatamente il palato, per un bicchiere da tutto pasto. Un perlage vivissimo e sottile, piacevole ma non invadente, intrigante e vivo. Spero di rincontrarlo in futuro…Intanto qui c’è il sito. Alla prossima.

Postfazione

Caro Giacinto, prima di tutto benvenuto sul blog dell’Ais Napoli.
Però non te la puoi cavare così facilmente…devi assolutamente riportare fedelmente gli anedotti di Giovanni Ascione a beneficio dei lettori di questo blog e di quei “pochi fortunati ma ritardatari”. Detto questo voglio commentare il tuo ironico accenno al “troppoais”: ma quali sommeliers dell’Ais frequenti? Prova a partecipare alle attività delle delegazione dell’Ais Napoli magari avrai modo di rivedere le tue posizioni oltre a ritrovare anche il grande Giovanni. Ti aspettiamo! I figli di Mamma Ais sono tanti basta solo scegliere meglio…(T.L.)

Nella foto: Giovanni Ascione