Di Tommaso Luongo e Mauro Erro

vacanzeromane.jpgVacanze Romane…l’occasione era ghiotta, un grande evento targato Bibenda: i cult-wine di Castello dei Rampolla, Sammarco e d’Alceo in una doppia verticale che attraversa alcuni tra i millesimi più rappresentativi di questa storica e prestigiosa azienda di Panzano di Greve in Chianti. I vini, il parterre de roi ( i principi Luca e Maurizia di Napoli Rampolla e l’enologo Giacomo Tachis con Paolo Lauciani a guidare la degustazione) e la simpatica compagnia (Mauro Erro e Luigi Cristiano) mi convincono a sfidare il torrido caldo di questi giorni… L’opportunità, poi,  di scambiare un pò di piacevoli chiacchiere con qualche vecchio amico “romano” è la classica ciliegina sulla torta! A proposito, visto che la trasferta nella capitale era giustificata anche da “motivi di lavoro” subito un’ anticipazione: nei prossimi mesi ci sarà una disfida a colpi di zuppa di pesce (scuola puteolan-partenopea vs. scuola laziale) in collaborazione con l’amica e “collega” Maria Cristina Ciaffi, Delegata Ais Civitavecchia. Prima però di lasciare lo spazio al puntuale resoconto di Mauro, due parole due, su questa storica doppia verticale. Diciasette vini sono un’ impresa decisamente ardua ma il ritmo della degustazione scandito dagli interventi calibrati dei relatori con le incursioni di Tachis il Grande (giù il cappello!) consente di recuperare agevolmente la concentrazione e prestare la giusta e necessaria attenzione, meno male…Ma veniamo ai vini. A farmi preferire la batteria siglata Sammarco (per un’incollatura..n.d.a.) sono gli umori terragni della toscanità più classica: humus, sottobosco, funghi e tabacco che si intrecciano uno nell’altro  bicchiere dopo bicchiere. Su tutti svetta, a mio modesto avviso, il superbo 1985 che si presenta in grande spolvero con una veste cromatica di un intenso granato, illuminata da nobili trasparenze e con un naso che mi colpisce per il frutto ancora integro, direi quasi croccante, scolpito da eleganti ed incessanti effluvi balsamici; in bocca l’incedere della parabola gustativa, deciso e fiero ad ogni passo è sospinto da una sorprendente freschezza che si rinnova in continuazione, il raffinato tannino accompagna in lunghezza ed in profondità tutto l’assaggio con un’ impronta garbata e carezzevole. Un vero cavallo di razza che galopperà ancora per tanti anni! Per la batteria dei d’Alceo il timbro è quello della “potenza in un guanto di velluto” anche se ho apprezzato il tono più sommesso del 1998 con una silhouette sicuramente più agile e snella ma dalla lunga e sottile persistenza. Mi fermo qui…basta così! Adesso è il turno della maratona “etilica” di Mauro Erro.

Il territorio:

L’azienda di Castello dei Rampolla è ubicata nella splendida Conca d’Oro, un anfiteatro naturale protetta a nord dalla collina di Santa Lucia, che si apre a sud del paese di Panzano nel comune di Greve in Chianti, nel cuore della zona del Chianti Classico. La natura dei terreni della Conca d’Oro, e più propriamente dei vigneti della azienda, è abbastanza eterogenea, ma vede la predominanza di argilla a valle, che permette la trasmissione di sostanza minerali (le note minerali sono una caratteristica sempre presente nei vini provenienti da questo “Grand Cru”), e man mano salendo in altitudine, terreni limosi e Galestro: quest’ultimo favorisce il perfetto drenaggio e la possibilità di un’ottima penetrazione delle radici delle piante.

L’azienda:

L’azienda nasce grazie all’opera di Alceo di Napoli, intorno agli anni ’60. Innamorato dei vini bordolesi, decise di portare le barbatelle nella sua tenuta (quelle del Cabernet provengono da Villa Capezzana, che a sua volta le aveva prese da Chateau Lafite. Verranno innestate su viti di Malvasia, Trebbiano e Ciliegiolo): fu egli il primo con la collaborazione di Giacomo Tachis, l’enologo, a portare insieme gli Antinori il Cabernet Sauvignon in Toscana e l’unico ad introdurre, in gran segreto perché all’epoca vietato, il Petit Verdot. Dopo la morte di Alceo Di Napoli, saranno i figli dal 1994 a riprendere l’azienda e a produrre il Vigna d’Alceo che verrà commercializzato per la prima volta nell’annata 1996. L’azienda possiede 120 ettari, di cui solo 42 vitati e 28 effettivamente produttivi. Dal 1994, l’azienda è a conduzione biodinamica, per cui si utilizzano solo lieviti indigeni per la fermentazione, non si aggiungono enzimi o prodotti coadiuvanti, l’utilizzo dell’anidride solforosa è ridotta al minimo.

I vini:

Il Sammarco (il cui nome ricorda uno dei figli di Alceo, prematuramente scomparso in un incidente in elicottero) ed il Vigna d’Alceo (oggi più semplicemente d’Alceo) sono i vini di punta dell’azienda. Il primo era nato come uvaggio di Cabernet Sauvignon e Sangiovese, anche se mano a mano negli anni la percentuale di Sangiovese è stata ridotta fino ad un 5% attuale, a cui si è aggiunto un’altrettanta percentuale di Merlot. Il Secondo, invece, è un taglio di Cabernet Sauvignon in prevalenza con l’aggiunta di una percentuale (intorno al 20%) di Petit Verdot. Le vigne sono poste tra i 250 e i 300 metri sul livello del mare, hanno un’età media che supera i trent’anni (anche se si sta provvedendo a nuovi innesti) ed una densità per ettaro, per il Sammarco, di 5/6000 ceppi, per l’Alceo, di 10000, oggi ridotti a 8.000, ceppi. La resa, per quest’ultimo, d’uva per pianta, è alquanto significativa: solo 300-500 grammi!

La vinificazione avviene in lamiera smaltata (non inox, in cui, a detta del proprietario Luca di Napoli, i vini rossi non si fermano mai), anche se l’azienda si sta preparando per sostituirli con tini di cemento, un materiale più neutro per preservare la naturalezza del vino. L’affinamento prevede per il Sangiovese botti dalle capacità di 25/30 ettolitri, per il Cabernet Sauvignon, il Petit Verdoit ed il Merlot, barrique di rovere francese di leggera tostatura nuove solo per il 10, 15%.

N.d.a.: La degustazione, tenutasi ieri presso l’Hotel Cavalieri Hilton di Roma a cura di Ais-Bibenda Roma alla presenza dei titolari dell’azienda e dell’enologo Giacomo Tachis, è stata molto affascinante, ma anche molto faticosa (17 vini, non son pochi), quindi mi scuserete per qualche imprecisione. Trattandosi di due vini in verticale, ovviamente, noterete una certa ripetitività dei descrittori organolettici. L’indicazione del colore sarà data solo quando estremamente significativa.

rampollasammarco.jpgSammarco 1981 (Cabernet Sauvignon 70%, Sangiovese 30%, grado alcolico 13%):

Il colore è granato con riflessi ancora rubini che nell’unghia degradano in un vivo rosa cerasuolo. Brillante e limpido per nulla mostra segni di stanchezza nonostante i suoi 27 anni, pur presentando evidenti sedimenti. Al naso il frutto è ancor integro, rimandi floreali, note di bruciato, di tabacco, effluvi balsamici, minerale e terroso con leggerissimi accenni di vaniglia. Al palato ha grande spinta acida, il finale è quasi impercettibilmente amaro nel tannino. Lunghissimo. A distanza di due ore, come altri, svilupperà al naso evidenti note di tabacco da pipa corroborate da sentori di menta e note di macchia mediterranea.

Sammarco 1983 (Cabernet Sauvignon 70%, Sangiovese 30%, grado alcolico 13%):

Ancora frutto integro, evidenti note di sottobosco più presenti rispetto al precedente, con sentori di tartufo sugli scudi, poi ceralacca. È più scuro ed ombroso. Al palato i frutti sono più percettibili, ed anche questa volta l’acidità è nerboruta.

Sammarco 1985 (Cabernet Sauvignon 70%, Sangiovese 30%, grado alcolico 13%):

Il colore risulta essere più vivo e brillante rispetto ai precedenti. Al naso si percepisce immediata una zaffata di canfora, a cui segue ancora la frutta succosa, poi corteccia, erbe aromatiche ed una nota minerale più evidente a cui seguono affascinanti note floreali. L’ingresso è sontuoso per il dolce frutto, il finale leggermente amaro nel tannino.

Sammarco 1990 (Cabernet Sauvignon 70%, Sangiovese 30%, grado alcolico 13%):

Più rubino ché granato, con unghia più sottile. A naso si esprime su note di spezie ed olive nere a bicchier fermo, sporcandosi leggermente dopo un po’ (fave). Al palato ha un floreale più evidente, poi corteccia, rabarbaro, anice ed effluvi balsamici (eucalipto). Grande spinta acida, ma un filo di alcol di troppo.

Sammarco 1994 (Cabernet Sauvignon 80%, Sangiovese 20%, grado alcolico 13%):

Rosso rubino, presenta particelle in sospensione. Le note di erbe aromatiche e spezie (da legno) qui si fanno più evidenti, ed ancora sottobosco con un finale terroso. Al palato ancora grande acidità, ma in questo caso, anche tanta sapidità.

Sammarco 1999 (Cabernet Sauvignon 85%, Sangiovese 15%, grado alcolico 13%):

rosso rubino pieno che cede in leggeri toni granato. Frutto a tutto spiano di ciliegia e marasca, sfumatura di matrice minerale, erbe e spezie solo in sottofondo. Al palato il frutto è pieno e croccante, accompagnato da note vegetali di felce. Il ritorno nel finale è segnato da una punta di alcol forse di troppo.

n.d.a: da qui in poi, compreso questo, la conduzione biodinamica ha più peso.

Sammarco 2000 (Cabernet Sauvignon 90%, Sangiovese 10%, grado alcolico 13%)

Rosso rubino. Sfumature minerali che volgono a sentori di ruggine, poi finocchietto selvatico, tabacco. Al palato è più immediato, accattivante ed elegante.

Sammarco 2003 (Cabernet Sauvignon 90%, Sangiovese 5%, Merlot 5%, grado alcolico 14,5%):

Rubino concentrato con riflessi purpurei. Al naso frutto di cassis, quasi in confettura, nota d’alcol evidente, sfumature floreali (violetta di campo), note mediterranee (aghi di pino). L’ingresso al palato è dolce, quasi sembra avere un residuo zuccherino, voluminoso il centro bocca, tannino leggermente amaro e ritorno dell’alcol.

Sammarco 2004 (Cabernet Sauvignon 95%, Sangiovese 5%, Merlot 5%, grado alcolico 13,5%):

Colore cardinalizio con riflessi purpurei, ma di bella trasparenza. Al naso è meno decifrabile, ancora leggermente compresso, evidenti sono le spezie da legno che il poco tempo trascorso in bottiglia non ha permesso di far sfumare. Frutto giovane (quasi bubble gum) croccante. Al palato è astringente, con note vegetali. Chiude forse troppo rapido.

rampollaalceo.jpgVigna d’Alceo 1996 (Cabernet Sauvignon 80% Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

è impressionante per concentrazione, non vi è alcuna trasparenza e le pareti del bicchieri vengono macchiate durante la roteazione del calice. Dal fondo si stacca un triangolo di materia che si avviluppa in un ghirigoro. Dicotomico al naso: note dolci di frutto (more) e pungenti d’anice e alcol. Al palato s’avverte una nota vegetale e il finale è leggermente amaro.

Vigna d’Alceo 1997 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

Meno concentrato del precedente nel colore. Frutto in primo piano, poi nota di peperone, rabarbaro, timo, liquirizia, spezie orientali e aghi di pino. Al palato frutto croccante, tannino di grande fattura e una scia sapida nel finale. Forse uno dei più belli.

Vigna d’Alceo 1998 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

Rosso rubino-purpureo con particelle in sospensione. Al naso la matrice minerale è più evidente e si accompagna a note floreali a cui si susseguono note di erbe aromatiche e sentori balsamici di sottofondo. Al palato buon ingresso con sentori di frutta, e ottima spalla sapido-acida. Chiude molto lungo. Elegante.

Vigna d’Alceo 1999 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

il colore è compatto. Il naso è ampio e parte da sentori di frutta di more in confettura, poi erbe e spezie, evidente una nota di finocchietto selvatico, poi agrumi (lime) e sentori floreali. Al palato ha grande equilibrio, ottima la trama tannica, elegantissimo, chiude lungo. Con il 1997 il mio preferito.

d’Alceo 2000 (Cabernet Sauvignon 80 %, Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

Nel colore più evoluto e con leggere trasparenze. Il naso è meno intenso rispetto agli altri, si evidenziano note floreali, erbe mediterranee e spezie da legno. Al palato è estremamente elegante e ha grande spinta acida.

d’Alceo 2001 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 13%):

Rubino-purpureo. Al naso evidente note di frutto che si accompagnano a sentori di corteccia, cioccolato, note minerali ed ancora di erbe mediterranee. Al palato la mineralità è ben presente, ancora tanta sapidità ed acidità. Nel finale polvere di caffè.

d’Alceo 2003 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 14,5%):

Violaceo impenetrabile. Frutto dolce in varie declinazioni, spezie e sentori di tè. Al palato è corrispondente e il ritorno finale evidenzia una nota di alcol eccessiva.

d’Alceo 2004 (Cabernet Sauvignon 80%, Petit Verdot 20%, grado alcolico 14,5%):

Violaceo-cardinalizio. Ancora chiuso e compresso al naso, s’avvertono sentori minerali e di spezie da legno. Al palato è molto più espressivo e quindi non corrispondente al naso che deve ancora farsi; ha già buon equilibrio, bel frutto, ottima sapidità, ed il tannino, come ovvio, è astringente