Di Luca Massimo Bolondi
Libro primo, livello primo.
Cantami, o Ninfa, dell’umano impegno
di produrre dall’uva un fluido degno.
Compito grato, eppur duro il cimento
irto di tentazioni a ogni momento.
Ben mi ricordo che per lunghi anni
del frutto della vite, senza danni
ho assunto con piacere il fermentato,
ma un giorno tutto cambia! Fui invitato
a visitare, su di una collina,
di un bravo vignaiolo la cantina.
Là fui guidato da una mano esperta,
che mi svelò del vin l’ultima essenza:
mi si svegliò ed assunse forma certa
l’intimo demone della conoscenza.
E allora non bastò il piacer di bere,
vuotando la bottiglia senza fretta,
l’arte volli saper del sommeliere,
che sa esplorare dietro l’etichetta.
Mi si dischiuse quindi un mondo nuovo,
del quale è un gran piacere raccontare,
nel quale con piacer ora mi trovo,
il qual chi prende più non vuol lasciare.
Di cominciar presi la decisione
e misi il nome mio a piè d’una lista,
sperando che firmando l’iscrizione
potesse già dischiudersi la vista.
Venni riunito con diverse genti,
ci ritrovammo per diverse sere,
guidati da maestri competenti
ad imparar la vigna, il vino e il bere.
Era d’inverno, i mesi assai propizi
per fare un po’ di pratica in cantina,
ma noi purtroppo, essendo ancor novizi,
stavamo all’abbiccì della dottrina.
S’era agli inizi di una lunga via
ma avremmo già voluto saper fare,
per questo impegnavamo più energia
di una centrale elettronucleare.
Ed ogni volta vi era da imparare:
la bacca, la fillossera, l’impianto,
quando far la vendemmia, distillare,
come servire senza darsi vanto.
Ma quanto era gustosa conoscenza!
giacché nel porre fine a ogni lezione
il mentore ci apriva la sapienza
di tre bottiglie, lì per l’occasione…
Furono mesi dal sapere adorni,
ricchi di doni, intensi di passione,
furono mesi? a me parvero giorni
scorsi veloci, senza esitazione.Ecco, giunge la sera e già l’umore
del frutto d’uva m’accingo a degustare
lontano dalle zuffe e dal rumore
che tutto il dì ho dovuto sopportare
e invito te, paziente mio lettore
a unirti a me con animo leggero,
stappare una bottiglia con amore
e condivider questo vino vero…
ché non ci è dato di sapere, mai,
se la città la vita ed i pensieri
gli impegni la famiglia e l’altri guai
ci attenderan domani come ieri.
Una sola certezza or accompagna
noi che condividemmo il primo corso:
altri ne seguiremo, d’arte magna
da degustar sino all’ultimo sorso.
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