(AGI) – Roma, 30 apr. – Ma al di la’ della portata dei rincari generalizzati, il 42% del campione dichiara di aver aumentato negli ultimi tre anni la propria spesa in vino e a favore di viaggi enoici, mentre il 38% dichiara di aver mantenuto questa spesa costante e il 20% di averla diminuita. Non stupisce, poi, il fatto che il vino rappresenti l’elemento principale che stimola il viaggio nelle terre dove viene prodotto: per il 53% degli enonauti il vino e’ centrale nella scelta dell’itinerario da intraprendere, fondamentale per il 32%, complementare per il 10% e marginale solo per il 5% degli intervistati. Dal punto di vista dell’influenza sulla scelta della destinazione da visitare, sembra privilegiata l’autonomia: il 37% sceglie in base ad un mix all’insegna della soggettivita’, che prevede curiosita’, spirito di ricerca, desideri personali, ma anche la concentrazione di produttori famosi che il territorio prescelto offre; il 30% del campione si lascia influenzare dal passaparola, il 23% da Internet; solo il 5% si affida alla casualita’ e nella medesima percentuale alla pubblicita’.
L’influenza dei mezzi di informazione specializzati risulta media per il 40% del campione, poca per il 30%, molta per il 18% e nulla per il 12%. Il campione sondato, in fatto di preferenze territoriali, ha stilato una sorta di classifica delle regioni preferite, distinta da una piu’ circoscritta dedicata ai territori del vino in senso stretto: nella prima il 38%, decreta la propria preferenza alla Toscana, al Piemonte (30%), all’Alto Adige, Trentino, Umbria e Friuli appaiate al terzo posto (12% delle indicazioni), seguite da Veneto e Sicilia (10%), Sardegna e Abruzzo (8%), Lazio, Puglia e Marche (2%). Nella seconda classifica, dedicata ai “distretti” del vino, in testa fra le mete piu’ gettonate troviamo le Langhe (40%), il Chianti Classico (25%), Montalcino e la Borgogna (15%), la Franciacorta (10%), Montefalco (8%), Collio, Bolgheri e Champagne (2%). Il vino che viene immediatamente ricondotto al suo territorio d’origine dal campione e’ il Barolo (30%), seguito dal Chianti Classico (22%), dal Brunello di Montalcino (18%), dal Chianti (10%), dal Taurasi (8%), dal Franciacorta e dal Sagrantino di Montefalco (5%), dal Nobile di Montepulciano, Nero d’Avola di Sicilia, Amarone della Valpolicella e Sfurzat della Valtellina (4%), e, infine, dai vini di Bolgheri, dal Prosecco, dal Barbaresco e da quelli di Borgogna (3%). Ma coloro che vanno alla scoperta dei territori del vino, non solo arrivano, guardano e assaggiano vino: nella stragrande maggioranza (90%), tornano a casa anche con una piccola scorta di bottiglie; per almeno tre “pezzi” da mettere in collezione, o da bere con gli amici a cena nei giorni seguenti, i turisti del vino sono disposti a spendere da 45 a 60 euro (nel 33% degli intervistati), da 30 a 45 euro (27%), da 60 a 90 euro (18%), da 15 a 30 euro (12%); oltre la soglia dei 90 euro, si spinge solo il 10%. (AGI)
Nota a margine: Campania non pervenuta tra le regioni del vino; il distretto di Taurasi resiste, seppur distanziato, in quarta posizione. Quanta strada ancora dobbiamo percorrere…
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