A cura di Luca Massimo Bolondi
Prefazione. Nell’accingersi alla compilazione dell’opera l’autore ha inteso realizzare un dizionario moderato, ovvero contrario agli eccessi (cfr. M. Strasi, “arte e sintesi nella compilatio verbis”, Aetas Libri 1984). Ha affrontato così una duplice sfida. Da una parte la sfida all’enciclopedismo, ovvero a quella malattia delle parole che colpendo una semplice sillaba porta inevitabilmente a clonare la Treccani. Dall’altra parte la sfida alla specializzazione, ovvero quell’altra malattia che attacca le semplici parole comuni e trova il modo di trasformarle in tecnicismi per addetti agli addetti ai lavori. L’autore ha inteso vincere tutte e due le sfide con un unico atto di mirabile sintesi (i detrattori dicono ispirato a sordida pigrizia mentale). È nato così il dizionario minimo, in due volumi (A-L e M-Z), con una sola voce per lettera dell’alfabeto.
Ampelografia:stile di scrittura ampolloso, pieno di riccioli e abbellimenti, usato per descrivere dove trovare i migliori vitigni del mondo.
Bidule: diminutivo dal francese bidet, designa un recipiente che raccoglie i residui lavati via dalle nobili parti del vino.
Champagne: formula di rito da esclamare per rompere il ghiaccio o per uscire da situazioni di stallo (“Signore e signori, …Champagne!”).
Degustazione: de gustibus non est disputandum. Citare a proposito del dibattito sulle migliori annate dei vini, nonché durante una bevuta tra amici intenditori, soprattutto se non si ha chiara la differenza tra ossigenazione e ossidazione (cfr. Vol.2 M-Z).
Enologia: secondo il Maligni il termine deriva dall’unione di eno (όυηοσ, vino) e logìa (λόγοσ, un gran parlare); significherebbe quindi “un gran parlare di vino”.
Fillossera: “se il vitigno non è più quello di una volta, la colpa è della fillossera!” e ancora “fa più danni quell’enologo che la fillossera!”. Fa chic mostrare di conoscere anche l’Oidio.
Globalizzazione: s.m. – sinonimo di stile internazionale, contrario di originalità. In enologia vede contrapposti gli anglofoni (winemaking) e i francofoni (terroir).
Heritage: trad. it. patrimonio. Mentre il solo nominare il patrimonio rimanda a notai, liti ereditarie e solo al vago ricordo di una marca di vini, nell’ambiente dei sommelier fa molto chic parlare di heritage (es. “l’heritage ampelografico bordolese”, un classico della sfida all’umana comprensione).
Iniziazione: percorso dell’aspirante intenditore attraverso liturgie specifiche dal vago sentore carbonaro (primo-secondo-terzo livello, verticali, servizi, pratiche di cantina…). L’intenditore che abbia superato l’iniziazione può fregiarsi dell’appellativo di sommelier.
Lambiccato: mentre tre quarti dell’umanità si è lambiccata il cervello per qualcosa almeno una volta nella vita (distillando il succo delle meningi), il sommelier per sua fausta sorte il lambiccato non lo subisce ma lo gusta (vinificato dal succo di dolci uve).
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