Di Luca Massimo Bolondi
Effetti della primavera. Un violento temporale si è abbattuto su oltre venti aziende vitiridicole nostrane. L’intensa grandinata di avvisi di garanzia ha pesantemente danneggiato la superficie (qualcuno dice la faccia) dell’intero comparto agli occhi del mondo, già abbagliati dai lampeggianti delle polizie intente a sequestrare mozzarelle, oliextrasvergini e tarocchi del Bel Paese. Solo nella sua terra l’onesto vignaiolo sudato si ferma per un momento, vede nubi nere all’orizzonte oltre le colline e ode i rombi sordi del malo tempo, poi sistema il cappello e torna al lavoro scuotendo il capo (interludio poetico). Nelle aziende di cui sopra, incredibilmente, il maltempo ha risparmiato la vendemmia 2007. Non è un errore di stampa, è proprio la raccolta di sei mesi fa perché le uve sono ancora dov’erano: in vigna. Trattasi non di vendemmia tardiva bensì di una nuova tecnica enologica che non richiede vinificatori ma ingegneri. In base a un indisciplinare di produzione, desunto da un manoscritto trovato a Veronella nel 1986 e pervenuto sino a noi grazie alla conservazione sotto metanolo, cru e uvaggi risultano superflui per ottenere il liquido da porre in bottiglia, da cui la scelta di lasciare almeno i grappoli in pace. A beneficio degli uccellini del posto. Madre natura ride e ringrazia. Secondo Marco Strasi l’umano consesso è un teatro tutto palcoscenico con solo dio e natura come spettatori, mentre l’umanità è intenta a recitare un gran numero di commedie tutte contemporaneamente. Qui si alza il lamento dei consumatori che non vogliono spendere per bere: “Possibile che sotto i tre euro a bottiglia non si riesca a trovare un vino buono?” Per l’economista, anche a voler chiamare in causa la legge dei grandi numeri, i conti tornano pressappoco così: bottiglia €0,15 più tappo in silicone o plastica €0,05 più etichettatura €0,10 più manodopera €0,20 più trasporto €0,30 più stoccaggio €0,10 totale €1 a bottiglia, però vuota su scaffale senza guadagno. Per offrire un prodotto a €2/litro e guadagnarci sopra penso che il contenuto liquido stia al vino buono come la buonafede al di lui produttore…Ecco, chiamati in causa (teatrale, civile e penale) i venti produttori vitiridicoli si difendono: “Tengo famiglia! È vero che la qualità paga, ma chi paga la qualità?”.
Mentre sul palco si incrociano le spade, vedo chiaramente una cosa: nei consumatori low-cost la dannata viniridicola 2008 sta già lasciando profonde ferite.
Leggere l’articolo del sagacissimo Luca, mi ha divertito a tal punto che a momenti dimenticavo che l’argomento era di una gravita’ devastante sia per il comparto vitivinicolo che per il lavoro del sommelier che spesso spende tanto del suo tempo per cercare di comunicare la presunta bonta’ del nostro vino.
Massimo Florio
MI-TI-CO!!!
un po’ Pennac un po’ Horbny… molto carino, solo, Luca, lascia stare la legge dei grandi numeri… che qui gli zii ti guardano!
:-)
reduce da vinitaly, concordo in pieno, si fa una fatica dannata a promuovere qualità e territorio per poi sentirci dire che il vono è fatto con le bustine e che è piu’ sicuro il tavernello!domanda per tutti…ma dove sta andando il vino italiano?:)