Di Franco De Luca e Tommaso Luongo.

bottle2.jpgL’interessante “reportage” pubblicato qualche giorno fa sul blog di Luciano Pignataro a cura di Monica Piscitelli (qui) ci dà l’opportunità di fare alcune riflessioni sul Convegno internazionale “Gaia e Bacco” che si è tenuto il 15 Febbraio presso il Real Orto Botanico e che ha visto la nutrita partecipazione di tanti illustri rappresentanti della comunità scientifica. Avere l’opportunità di ascoltare dal vivo l’enologo bordolese, il prof. Denis Dubourdieu, coautore di uno dei “sacri testi” dell’enologia mondiale, non capita certo tutti i giorni, e dobbiamo dire che ci ha fatto enorme piacere constatare l’interesse e la partecipazione vivace con cui tutti i relatori sono stati accolti da una sala assai gremita che ha seguito con attenzione ogni intervento testimoniando il crescente interesse per il legame tra vino e suolo nell’ambito del più ampio rapporto tra vino e terroir. Un legame forse un po’ trascurato in passato ma che adesso ritrova, lentamente ma tenacemente, il suo giusto credito. L’efficiente macchina organizzativa messa in moto dall’Ordine dei Geologi della Campania è stata messa a dura prova dal successo di pubblico, con numeri tali che potrebbero sorprendere taluni: non noi, però, che abbiamo seguito già altri convegni su questi argomenti e sappiamo bene quanto sia sentita la necessità di indagare l’intima relazione tra Gaia e Bacco. Per noi sommelier questo rapporto tra il vino e il suolo, insomma, diventa il terreno di una nuova frontiera della comunicazione del vino. Una frontiera che ci capita con sempre maggior frequenza di oltrepassare ed esplorare durante i nostri corsi, nelle degustazioni, nei banchetti ed in genere nelle varie manifestazioni a cui partecipiamo. Siamo persuasi che non si tratti soltanto di un’infatuazione temporanea o, come qualcuno sostiene, di una semplice “moda”. Noi preferiamo pensare che non sia altro che la progressiva consapevolezza del patrimonio culturale a cui si appartiene, della riconquista delle proprie radici, dell’inesorabile presa di coscienza di appartenere ai luoghi che si vivono, di essere elementi integranti del paesaggio, figli delle pietre che si calpestano e dell’aria che si respira.Il patrocinio dell’ Ais Campania a questo convegno non è che il primo tassello di un progetto culturale che l’ Associazione Italiana Sommelier affianca e sostiene con entusiasmo e che passa necessariamente attraverso sia l’approfondimento scientifico che la divulgazione. In sintesi: il vino come quintessenza del territorio, tanto per usare un titolo a noi familiare…(qui e qui)


E’ in atto un grande cambiamento che deve essere sostenuto, assecondato e valorizzato attraverso l’interdisciplinarietà della filiera scientifica e comunicativa. Geologia, geomorfologia, pedologia, ecofisiologia, agronomia, enologia, stampa specializzata ed associazioni di categoria devono poter recitare il loro singolo ed insostituibile ruolo in un quadro che deve essere necessariamente d’insieme. Quest’ultimo è per noi un punto di fondamentale importanza che può presentare alcune criticità ma che devono essere contrastate con forza fin dall’inizio: la contiguità e le interrelazioni tra i diversi ambiti devono essere intensificate ed incentivate; dal nostro angolo visuale abbiamo avuto l’impressione che qualche volta ci sia stata la tendenza a scendere molto in profondità nel proprio ambito senza cercare di esplorare e consolidare i punti di contatto.
In convegni come questo, in cui si incontrano varie anime di uno stesso mondo, vengono spesso presentate le novità in termini di ricerca, di strumentazioni, di tecnologie, di tutto ciò insomma che serve per potenziare ed affinare la viticoltura. Viene mostrato l’enorme utilizzo di risorse di uomini e mezzi, impiegati per aumentare i pregi dei prodotti; lo sforzo per gestire terreni preziosi ma nello stesso tempo difficili, terreni che vanno difesi dalle frane, dalla carenza idrica, dal cambiamento climatico e tanto altro; ma più di ogni altra cosa queste riunioni ci informano circa il grosso impegno, soprattutto in termini economici, di tante aziende che scelgono la difficile strada del progresso e dell’evoluzione e che decidono di usufruire di questi studi e di investire in vigna anche cifre talvolta molto considerevoli.
Un esempio per tutti è l’orientamento a realizzare, finalmente anche nel nostro paese, sempre più precise e puntuali mappature geologiche delle vigne per poter poi definire successivamente quali siano i vitigni più adatti e le più idonee forme di allevamento e densità d’impianto per ogni singolo metro quadro, impresa tanto affascinante quanto efficace ed onerosa. Muovendosi in questa direzione i risultati positivi non tarderanno a giungere, di questo siamo tutti convinti; l’attuale alta qualità non potrà non subire un’ulteriore accrescimento, ma la domanda è: a quali costi? Quanto questo andrà ad incidere su un mercato che già con fin troppa leggerezza viene accusato di essere “drogato”? Giungerà tutto questo all’inconsapevole consumatore che dovrà poi scegliere una bottiglia da uno scaffale di un’enoteca ovvero da una mensola in uno dei tanti centri commerciali della GDO, che non prevedono nessun tipo di informazione che non sia la semplice etichetta?
Ebbene, è proprio per questo che diventa fondamentale il contributo dell’AIS.
Noi sommelier possiamo e dobbiamo essere il trait d’union delle varie discipline scientifiche che insistono in questi ambiti, e il mezzo di diffusione e divulgazione di questo complesso ed affascinante patrimonio di conoscenze, di cui spesso i consumatori non immaginano neanche l’esistenza. Noi abbiamo il dovere di divulgare questi sforzi, di spiegarne il senso, le ragioni, per quanto possibile provare ad illustrarne i processi, e come questi poi possano incidere sulla qualità, e
dobbiamo farlo canalizzando l’interesse e la passione verso il vino, che si diffondono in misura sempre maggiore negli ultimi anni in questa direzione.
Per concludere, noi ci auguriamo di poter esser utili a questa piccola rivoluzione culturale , di poter mettere a disposizione la nostra conoscenza e la nostra capacità di raccontare il vino, con serietà, professionalità, amore ma, soprattutto…in purezza

Foto: Christopher Griffith