Non era veramente una promessa. Era un commento. Un commento di Antonio Dente, agronomo di Mastroberardino, l’autunno scorso dopo una visita ai vigneti di Montemarano e di Santo Stefano in Avellino. Di ritorno da una fangosa versione di Vineyard Hopping nella quale avevo avuto la possibilità di vedere in vigna dei grappoli di uva su cui si era sviluppata della Muffa Nobile. Uve Aglianico e Fiano che erano sulla strada di diventare vini da dessert Mastroberardino.
Quel pomeriggio Antonio mi disse che la prossima volta che venivo, mi avrebbe portato a vedere cosa stava succedendo in cantina ed a degustare i loro passiti, Melìzie e Anthères insieme a Massimo Di Renzo, enologo di Mastrobeardino. Un paio di settimane fa, quella dichiarazione d’intenti è diventata realtà. Dopo alcune e-mail, telefonate, e cambiamenti vari della programmazione, finalmente è arrivato il giorno in cui mi sono potuta sedere nel comfort della sala di degustazione aziendale ed avere una mini lezione sul Passito da Muffa Nobile direttamente in un bicchiere di Mastroberadino.
Abbiamo iniziato con Melìzie Fiano Passito 2008. Un passito che, per me, era già molto familiare avendolo provato in varie occasioni a Radici Resort, l’ultima in compagnia di un mille foglie con crème di amarena dello chef Francesco Spagnuolo. Ma qui l’intenzione era di iniziare dal principio. Alla ricerca dell’origine. Per provare il loro passito prima che cominciassero ad utilizzare delle uve Fiano attaccate dalla botrytis cinerea. Abbiamo osservato e discusso davatni ad un bicchiere che sprigionava un luminoso giallo dorato ed inebrianti profumi di albicocche e frutta candita. Qualche piccolo sorso mentre la nostra conversazione continuava in modo serrato…Ho percepito sapori che rimandavano alla marmellata di arancia con un sottofondo di nocciole ed una leggera nota di legno tostato. Era importante partire con questo bicchiere. Perché questo bicchiere mi avrebbe aiutato a capire il prossimo.
La successiva tappa è stata un bicchiere di Melìzie. Melìzie Fiano Passito 2009. Il loro primo passito ottenuto da uve Fiano, che sono rimaste sulle viti fino a quando avevano raggiunto il giusto livello di concentrazione zuccherina e quel tocco impalpabile di Muffa Nobile. Ho ripensato alla mia ultima passeggiata nelle vigne di Santo Stefano con Dente. Mi sono ricordata di quando mi mostrava orgoglioso le uve destinate al raccolto 2010 in una zona del vigneto che aveva le condizioni perfette per innescare lo sviluppo di questa meravigliosa muffa che sa addolcire gli acini al punto giusto nel momento del raccolto. Un vigneto ubicato a 600 mt sul livello del mare. Un vigneto che intorno agli di dicembre del 2009 ha prodotto un frutto che ora sto per provare nel mio bicchiere.
Di Renzo ha versato. Io ho guardato.
Una degustazione di vino è diviso in tre parti: si guarda, si sente l’odore, e il gusto. Quindi, mentre Di Renzo versava, ho notato lo stesso splendido colore oro che avevo visto nel bicchiere precedente. Poi al naso… è qui che le differenze cominciavano ad emergere nettamente. Più dolce… decisamente più dolce. Un sorso, poi un altro e cominciavo a capire la diversità … qui ho trovato sapori che erano più complessi, più intensi rispetto al 2008. Agrumi canditi, frutta esotica, i fichi secchi per citarne soloalcuni. Questo passito si è rivelato più concentrato e con una lunghezza maggiore. Mi chiedevo dove fosse l’uva che avevo visto novembre scorso. Dente sorridendo mi disse …sta riposando in vasca … magari sarà per la prossima volta. Perché adesso era ancora il momento di provare un altro vino.
Anthères … Irpinia Aglianico DOC Passito 2009. Uve da Montemarano. Uve che sono state raccolte un anno prima della mia ultima visita. Uve raccolte per la produzione del primo passito di Aglianico di Mastroberardino con uve su cui si erano sviluppate tracce di Muffa Nobile sulla vite. Colore rosso rubino con riflessi granato. Un colore che esprimeva il punto che ciò che avevo nel mio bicchiere di fronte a me era un vino fatto con uve di cui pelli erano più scuri e marroni del solito al momento del raccolto. Al naso … importanti e intensi aromi di frutti rossi, fichi e tabacco. Un gusto netto, dai ritorni balsamici, e con un’avvolgenza vellutata.
La mia mini lezione stava per finire, mi sono reso conto di cosa vuol dire avere avuto l’opportunità di sedersi con l’enologo e l’agronomo di una grande azienda come Mastroberardino. Per aprire una delle 1.500 bottiglie di questo particolare ed interessante passito. Per gustare insieme a loro mentre riflettevano sul loro duro lavoro che hanno affrontatoin vigna e in cantina …
Di nuovo ho chiesto dell’uva che avevo visto quel pomeriggio fangoso a Montemarano lo scorso novembre …
Magari la prossima volta ….
Ok … Ok … ho capito …
un altro commento … un’altra promessa …. un’altra volta …
Scrivi un commento